“Dalla Culla alla Culla”… all’Upcycling e al miglioramento continuo

Nel 2003, McDonough e Braungart, con Cradle to Cradle, rivisitarono i principi della progettazione industriale e gettarono le premesse per due attualissimi mantra: l’Economia Circolare e l’Industria 4.0. Oggi, tuttavia, questo non basta più…

  • Febbraio 12, 2018
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    “Dalla Culla alla Culla”… all’Upcycling e al miglioramento continuo

La manutenzione con i suoi principi e i suoi processi ha dato un importante contributo nel rendere realizzabile il modello della Eco­nomia Circolare e della Industria 4.0.

Il contributo non fu solo concettuale (ricordate il Manuale di Manutenzione degli Impianti Indu­striali di Luciano Furlanetto & C., 1974, che apri­va con il Club di Roma ed i Limiti dello Sviluppo?) ma anche e soprattutto operativo. L’insieme di processi che portano ad una maggiore longevità dei manufatti e alle manutenzioni straordinarie, per il rinnovo e l’adeguamento tecnologico degli impianti. Per fare solo qualche esempio.

Interventi di manutenzione, proattivi direbbe qualcuno, volti a mantenere aggiornato il patri­monio impiantistico e a livellare verso il basso il tasso di guasto.

Fatica, sudore, inventiva, nottate in bianco, quanti impianti trasudano del sacrificio dei manutentori e prosperano con la loro inventiva?

Se oggi si parla di materie prime seconde, se l’I­talia, nel complesso dei rifiuti (urbani + industria­li) è prima fra i grandi paesi d’Europa con una quota di riciclo che supera l’80% dei rifiuti trat­tati, mentre la media UE si attesta sotto il 40%, e la Germania, primo paese manifatturiero UE, si posiziona intorno al 45%, lo dobbiamo a persone così, a molti indomiti manutentori, che hanno sa­puto adattare buoni progetti al mondo reale (Ela­borazioni ISPRA su dati Eurostat, 2014).

Ora che siamo arrivati sino qui, dobbiamo fare di più. È il miglioramento continuo. Ma come?

Una delle parole chiave è Upcycling.

In pratica, se diligentemente, con l’economia cir­colare, si sono eliminati gli sprechi, si rimette in circolo la materia in cicli chiusi o quasi, imitando il comportamento della natura, con l’Upcycling si strapazzano le conoscenze acquisite, si proget­tano nuovi percorsi per prodotti e servizi com­pletamente nuovi, si orientano i bisogni umani verso un minore fabbisogno di materia e verso un accrescimento dello stock di quella esisten­te. Se durante le prime tre rivoluzioni industriali l’Umanità ha depredato il pianeta e le sue risorse lungo un percorso esponenziale, con la quarta l’Umanità accresce il patrimonio disponibile, ini­ziando a restituire alla Natura ciò che in passato le ha indebitamente tolto.

Non bisogna avere una visione ideologica del pro­blema perché altrimenti si riduce ad una polemi­ca fra opposte fazioni ed interessi, è sufficiente osservare la realtà nuda e cruda, così com’è, per comprendere le verità che sono evidenti da quasi tre secoli di storia industriale.

Upcycling è anche il titolo della più recente opera di McDonough e Braungart (2013), con la pre­fazione firmata nientemeno che dal “Presidente Bill Clinton”, per lasciare ai nostri figli un mondo ancora vivibile, … “siamo tutti sulla stessa barca”.

Paradossalmente le conclusioni di Bill Clinton sono molto vicine al pensiero di Adlai Steven­son, avversario di Eisenhower alle presidenziali del 1952, il quale in un discorso fatto alle Nazioni Unite affermò … “Noi viaggiamo insieme, pas­seggeri di una piccola navicella spaziale, dipen­diamo dalle sue vulnerabili riserve di aria e suolo; la nostra salvezza dipende dalla sua sicurezza e pace e possiamo salvarci dalla distruzione sol­tanto con la cura e il lavoro — e l’amore che dob­biamo a questo fragile veicolo”.

La situazione dagli anni ’50 ad oggi, però, si è gravemente deteriorata, aprendo nuove falle nel­la navicella spaziale. La popolazione mondiale che contava circa 2,5 miliardi di persone, ha rag­giunto oggi i 7,5 miliardi, il triplo. Mentre oltre un miliardo di persone è denutrito, un altro miliardo è obeso. Quanto alla pace e alle guerre…

L’industria, come sintesi di capitale, tecnologia e lavoro, ha la possibilità di modificare i pericolosi trend individuati nel 1972 nel Rapporto al Club di Roma e nelle sue successive elaborazioni, l’ulti­ma del 2012 (Quarant’anni dopo …).

Dove non arriva la politica, può arrivare la lun­gimiranza di certi imprenditori, di certe organiz­zazioni, di un modo evoluto di intendere il fare impresa. Il successo di Amazon, Microsoft, Ap­ple, Tesla, Google, Uber, nasconde una genera­zione di imprenditori che si sono messi in testa di migliorare il mondo, Jeff Bezos, Bill Gates, Ste­ve Jobs, Elon Musk, Sergey Brin e Larry Page, Travis Kalanick, e molti altri simili a loro, sono ben diversi dai paperoni che hanno fatto grande l’America nel XX secolo, ancorché in gran parte, anch’essi, siano americani.

Persino Papa Francesco, oltre a svolgere i suoi compiti di Padre della Chiesa, ci spinge a rivedere i concetti di organizzazione del lavoro, della so­cietà, ci suggerisce percorsi, focus, ci indica la Via …“per cercare insieme il bene comune dell’uma­nità” (World Economic Forum 2014, ONU 2015, 2017). Nella enciclica Laudato Si, Papa Francesco, si chiede “che tipo di mondo vogliamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi”.

La stessa domanda che si sono fatti molti di colo­ro che vedono nel percorso della evoluzione tec­nologica, non già un mondo popolato di umanoidi, ma un mondo più ricco di risorse e felice. Come abbiamo scritto più volte anche nella nostra ru­brica, non già un mondo in decrescita che torna ad illuminarsi con le candele, ma un mondo che utilizza l’intelligenza umana per il miglioramento continuo, per uno sviluppo luminoso e coerente con la nostra Umanità.

Umanità che da sempre guida il manutentore nel suo duro lavoro quotidiano fatto di fatica e di su­dore, e anche di diagnosi e inventiva.

Il manutentore che da sempre difende la cul­tura della conservazione, essendo assieme un “conservatore” e un “rivoluzionario”, perché un manutentore che non fa della migliorativa, come ragionavamo spesso con Luciano, non è un vero manutentore. Agli inizi degli anni ’90 Luciano, volle mettere in ciascun ufficio della RDA, un quadretto con scritto ben in evidenza: Qualità è amore e passione per il proprio lavoro. In modo che tutti si ricordassero che la qualità era il no­stro dovere e come andasse perseguita.

E allora ragazzi correte a iscrivervi ai meraviglio­si ITT ora ITS, Istituti Tecnici Superiori, e seguite i nostri Fab Lab, troverete un lavoro che vi ap­pagherà e che vi servirà a consolidare il vostro percorso umano e ad essere partecipi del rinno­vamento dei prodotti e dei processi che il futuro della tecnologia ci riserverà.

Maurizio Cattaneo