Formazione 4.0, nei trasporti e non solo

È necessario un cam¬bio di mentalità del manutentore che da attore passivo del sistema si deve trasformare sempre più in attore attivo e propositivo

  • Maggio 4, 2018
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    Formazione 4.0, nei trasporti e non solo

Avevo pensato all’impostazione di questo editoriale prima che scoppiassero le po­lemiche delle ultime settimane sulla scuola, a seguito degli episodi di bullismo e peggio che sono accaduti.

Non entro nel merito delle problematiche né inten­do discutere di eventuali soluzioni. La sensazione è che, come nel calcio, ci siano 60 milioni di “medici” ognuno con la propria ricetta. Pur tuttavia qualche cosa di quello che dirò dovrà per forza di cose ri­guardare la scuola e più in generale come viene erogata la formazione.

Perché riparlare di formazione

Sulla formazione in questi ultimi anni abbiamo scritto molto, cercando soprattutto di farne capire l’importanza ai più alti livelli ad un ambiente, quello del trasporto, nel migliore dei casi tiepido e che ha affrontato il discorso formazione solo quando “co­stretto” da nuove normative o da nuovi contratti.

Mai la formazione è vista come un qualcosa di più, una carta vincente.

Questa mentalità si riflette anche sui partecipanti ai corsi, soprattutto quando questi non vedono riflessi immediati sulla loro attività. Abbiamo più volte ri­proposto questi temi, sia con articoli sia attraverso convegni e workshop, cercando di spingere nella direzione di una maggiore comprensione dell’im­portanza della formazione vista come potenziale upgrade dell’attività e non come una “rottura” ne­cessaria.

I risultati, aggravati dal fatto della crisi economica generale e del settore trasporti in particolare (su tutti il TPL) sono stati deludenti. Questo vale sia per la formazione di tipo abilitante (a parte in qualche misura nel settore ferroviario), indispensabile per poter svolgere le attività manutentive in sicurez­za rispondendo nel contempo ad obblighi di legge inderogabili, sia per i corsi comportamentali (es. Team building, Leadership, Gestione del tempo), che sono spesso i primi ad essere sacrificati dalle aziende sull’altare del taglio dei costi. Qualcosa però ha sparigliato le carte ed è il Piano Industria 4.0.

Parliamo quindi di formazione 4.0 anche e so­prattutto nei trasporti.

Il paradigma 4.0 è ormai sulla bocca di tutti, usato a proposito ed a sproposito, senza sapere molte volte cosa effettivamente significa.

Di certo paradigma 4.0 vuole dire cambiamento sempre più rapido degli schemi cui siamo abi­tuati. Quindi cambia anche l’approccio per la manutenzione e per i suoi vari aspetti, codificati nelle macro aeree su cui si è rifondata la rivi­sta Manutenzione solo due anni fa. Il prossimo Congresso A.I.MAN. affronterà questo cambia­mento proiettato nel futuro.

Il paradigma 4.0 non poteva non riguardare la for­mazione nella manutenzione, sia in generale che nei trasporti in particolare. Infatti il Piano Nazionale Impresa 4.0 nei consuntivi 2017 e nei preventivi 2018 e seguenti si sofferma in particolare sulle problematiche della formazione e quindi degli in­vestimenti in e per il capitale umano.

Senza scendere in troppi dettagli mi hanno colpito soprattutto le seguenti considerazioni:

Le 10 professioni oggi più richieste dal merca­to non esistevano fino a dieci anni fa. Quindi è necessario innovare i percorsi di studio per formare gli studenti sulle nuove competenze digitali e su industria 4.0.

L’occupazione crescerà nei paesi che hanno investito sulle competenze digitali e si ridurrà in quelli che non le hanno acquisite in manie­ra adeguata. Per questo è necessario gestire il rischio di disoccupazione tecnologica e massi­mizzare le nuove opportunità lavorative.

Il piano ricorda anche la necessità di potenziare gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) e di colmare o alme­no ridurre il gap di competenze di chi lavora.

Sia la percentuale di competenze digitali che la partecipazione a corsi di formazione ci vedono all’ultimo posto dei paesi europei più avanzati e co­munque al di sotto della media UE.

Gli ambiti della formazione 4.0, come ricorda il pia­no, riguardano in particolare:

  • Robot collaboratori
  • Manifattura additiva
  • Realtà aumentata
  • Simulazione
  • Integrazione digitale
  • Big Data

Tutti questi ambiti interessano, in misura minore o maggiore, la manutenzione (compresi i trasporti), la sua gestione ed i suoi processi. Ed è quindi ne­cessario che la formazione anche nella manuten­zione, nei trasporti in particolare, venga affrontata in modo “culturalmente” diverso per far si che alle conoscenze di base, sempre indispensabili, sui principi dell’attività manutentiva si affianchino co­noscenze di tipo informatico sia di carattere tecni­co che gestionale.

Ad esempio il rilevamento e la trasmissione dati at­traverso sistemi come il bus di veicolo, la diagnosti­ca e tele diagnostica, i nuovi algoritmi che consen­tono di muoversi all’interno della massa enorme di elementi registrati (Big Data), sono tutti aspetti che devono in definitiva consentire al manutentore di migliorare il suo lavoro in efficacia, efficienza e sicurezza. E per questo il manutentore deve cam­biare mentalità, approccio culturale. Oggi, data la rapidità dei cambiamenti, la scuola non è purtroppo ancora in grado di gestire i nuovi percorsi.

Diventa quindi ineludibile muoversi al di fuori delle classiche impostazioni per poter dare alle perso­ne quei nuovi elementi che consentiranno di poter entrare con più facilità nel mondo del lavoro. Que­sto vale sia per le specializzazioni operative, come propone il CNOS_ FAP, sia per le specializzazioni tecniche e gestionali di secondo e terzo livello, pre­viste dalla norma EN 15628 (competenze in ma­nutenzione).

Incentivare la formazione 4.0 significa protegge­re e rafforzare l’occupazione, come recita il Piano Nazionale 4.0.

Ma significa anche andare verso quel cam­biamento di mentalità del manutentore che da attore passivo del sistema si deve trasformare sempre più in attore attivo e propositivo.

 

Bruno Sasso, Coordinatore sez. Trasporti A.I.MAN.