Sostenibilità nell’approvvigionamento dei servizi di manutenzione

Il forte legame tra Facility Management, manutenzione e la sostenibilità dei processi

  • Luglio 11, 2019
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  • Figura 1 - Dimensioni del Sustainable Procurement
    Figura 1 - Dimensioni del Sustainable Procurement
  • Figura 2 - Sustainable Procurement Breakdown
    Figura 2 - Sustainable Procurement Breakdown
  • Figura 3 - Fattori chiave del Sustainable Procurement
    Figura 3 - Fattori chiave del Sustainable Procurement

Introduzione

Il contributo delle prassi di approvvigionamento al miglioramento della sostenibilità dei processi industriali è stato inquadrato in maniera molto efficace dalla conferenza delle Nazioni Unite del 1992 (United Nations Conference on Environ­ment and Development) nel momento in cui la comunità internazionale ha riconosciuto che la tendenza globale dei consumi non era più so­stenibile.

In particolare è stato riconosciuto come fossero eccessive le richieste fatte allo stock limitato di risorse del pianeta e alla capacità di gestire i ri­fiuti generati dalla attività antropiche. Il tema del “consumo sostenibile” è stato sviluppato all’in­terno del capitolo 4, intitolato “Changing Consu­mption Patterns”, del ben conosciuto documen­to “Agenda 21” che ha identificato chiaramente l’importanza dello sviluppo di politiche finaliz­zate al raggiungimento di cambiamenti signifi­cativi nei consumi delle industrie, dei Governi e degli individui. Il tema del consumo e produ­zione sostenibili (“sustainable consumption and production” - SCP) è stato successivamente sviluppato nel quadro della conferenza di Oslo del 1994 definendolo come “l’uso di servizi e prodotti che rispondono alle esigenze di base e migliorano la qualità della vita riducendo al mi­nimo l’uso di risorse naturali e tossiche nonché le emissioni di rifiuti e inquinanti nel corso del ciclo di vita del servizio o del prodotto per non mettere a repentaglio i bisogni delle generazioni future” (www. sustainabledevelopment.un.org).

La diffusione dei principi legati all’SCP

Sebbene il Capitolo 4 dell’Agenda 21 sia stato probabilmente per anni il meno considerato dei diversi capitoli del documento, negli ultimi anni si è assistito a un importante aumento delle at­tività sviluppate a diversi livelli per migliorare il “sustainable consumption and production” SCP in tre aspetti principali: acquisti della pubblica amministrazione, processi di acquisto nell’indu­stria e mercato dei beni di consumo.

Uno dei primi ambiti che è stato sviluppato per favorire la diffusione dei principi legati al SCP è stato quello dei processi di approvvigionamento della pubblica amministrazione e delle organiz­zazioni industriali, sia nella manifattura sia nei servizi, in particolare concentrando la attenzio­ne su una o più dimensioni della sostenibilità (figura 1).

Termini come ad esempio GPP “Green Public Procurement” sono diventati di uso comune e hanno contribuito a far sviluppare processi vir­tuosi di miglioramento dell’impatto sull’ambien­te generato dai processi di approvvigionamento – di beni, lavori o servizi – da parte delle pub­bliche amministrazioni che possono arrivare a rappresentare fino al 15-30% del prodotto in­terno lordo dei governi mondiali (fonte UNEP United Nations Environmental Program). Per poter accedere al mercato delle pubbliche am­ministrazioni – in particolar modo in Europa ma anche in altri paesi come USA, Giappone, Corea e Cina – le organizzazioni produttrici di beni o fornitrici di servizi o lavori hanno sviluppato nel tempo una maggiore attenzione agli impatti ambientali delle proprie attività e si sono confron­tate con dei requisiti di selezione definiti all’interno di documenti pubblici come ad esempio gli europei “EU GPP criteria” o i Criteri Ambientali Minimi (CAM) emessi dal Ministero dell’Ambiente e richiamati dal Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 50/2016).

Gli strumenti sviluppati per il GPP si collocano nel quadro più generale del concetto di “sustainable procurement” definito da UNEP come un processo attraverso il quale le organizzazioni soddisfano i loro bisogni di beni, servizi, lavoro e servizi pubblici in modo da ottenere un buon rapporto qualità-prezzo nel ciclo di vita in termini di benefici non solo per l’organizzazione, ma anche per la società e l’economia, riducendo al minimo il danno per l’ambiente.

La ISO 20400:2017

Il tema dell’approvvigionamento sostenibile è stato oggetto di recente di attenzione anche da parte degli organismi di standardizzazione e ISO ha emesso una specifica norma ISO 20400: 2017 “Sustainable procure­ment — Guidance” nella quale il sustainable procurement viene definito come una attività di acquisizione di beni o servizi da fornitori che ha gli impatti ambientali, sociali ed economici più positivi possibili sull’intero ciclo di vita e che intende minimizzare gli impatti negativi. I principi sui quali lo standard fonda il suo modello di approvvigionamento sostenibile che una organizzazione può scegliere di applicare sono:

  • responsabilità delle organizzazioni rispetto agli impatti generati sulla società, l’economia e l’ambiente;
  • trasparenza nelle decisioni e attività che hanno un impatto sull’am­biente, sulla società e sull’economia; la trasparenza è considerata la base per il dialogo e la collaborazione delle parti interessate;
  • piena ed equa opportunità per tutti i fornitori per competere e parte­cipare ai processi di acquisto stabiliti dalle organizzazioni consideran­do, ad esempio, le specificità relative ai fornitori locali e alle piccole e medie imprese;
  • rispetto per gli interessi dei soggetti che possono essere influenzati (i cosiddetti sta­keholder) dalle attività di approvvigionamen­to delle organizzazioni;
  • rispetto per le norme di legge, per i codici di comportamento e per i basilari principi dei diritti umani;
  • capacità di innovazione dei processi di ap­provvigionamento e capacità di coinvolgere in questa innovazione la catena di fornitura;
  • attenzione agli effettivi bisogni dell’organiz­zazione al fine di approvvigionare solo ciò che sia effettivamente necessario e cercan­do nello stesso tempo soluzioni maggior­mente sostenibili;
  • integrazione delle pratiche di sostenibilità in tutti gli aspetti relativi al processo di approv­vigionamento;
  • analisi dei costi con una sistematica atten­zione al costo nel ciclo di vita dei beni o ser­vizi che vengono approvvigionati.

Sulla base di questi principi, la norma individua gli aspetti chiave da tenere in considerazione nella definizione di politiche e strumenti per l’approvvigionamento sostenibile:

  • la struttura organizzativa e la governance dei processi decisionali;
  • i diritti umani tenendo in considerazIone i temi della discriminazione e delle specificità di gruppi di soggetti vulnerabili;
  • le pratiche di lavoro riguardanti aspetti qua­li: condizioni di lavoro, aspetti contrattuali e relazionali, protezione sociale dei lavoratori, salute e sicurezza sul lavoro, formazione delle competenze, …;
  • l’ambiente declinato nei suoi fattori principa­li come prevenzione dell’inquinamento, uso sostenibile delle risorse, protezione della biodiversità, …;
  • le prassi operative eque che tengano in con­siderazione gli aspetti di prevenzione della corruzione, di concorrenza leale e di rispet­to dei diritti di proprietà;
  • le questioni relative ai consumatori che in­cludano ad esempio un marketing corretto con informazioni per i consumatori obiettive e imparziali, aspetti contrattuali, tutela del­la salute e della sicurezza dei consumatori, incentivazione di un consumo sostenibile anche attraverso il miglioramento della con­sapevolezza dei consumatori, assistenza e supporto ai consumatori, gestione corretta dei reclami, protezione dei dati personali e privacy, …;
  • coinvolgimento e sviluppo della comunità attraverso attenzione alla istruzione e alla cultura, alla creazione di posti di lavoro nella comunità con ricadute sulla creazione di ric­chezza e reddito, miglioramento delle condi­zioni di salute, …;

La trasposizione dei fattori chiave del sustai­nable procurement nelle prassi delle organizza­zioni passa, secondo le indicazioni della norma ISO 20400, attraverso una fase di pianificazio­ne nella quale due momenti appaiono partico­larmente importanti:

  • analisi dei rischi per la sostenibilità che dovrebbe considerare il rapporto tra il pro­cesso di approvvigionamento e gli aspetti tecnici delle forniture, aspetti legati alle di­versità culturali in funzione dei paesi di ori­gine dei fornitori, localizzazione dei fornitori (in particolare dei fornitori di servizi o lavori) e struttura della filiera di fornitura con l’o­biettivo di considerare non solo i fornitori di primo livello (contratti diretti) ma anche for­nitori più distribuiti nella filiera;
  • analisi dei costi basata su un approccio di costo globale o “total cost of ownership” prendendo in considerazione i costi legati alle forniture non solo in modo diretto (co­sto di acquisizione) ma anche distribuito nel tempo (costi di esercizio e manutenzione) o legato a eventi derivanti dall’oggetto/servi­zio acquistato (costi consequenziali o “event related costs”).

Proprio questi due aspetti del sustainable pro­curement rendono particolarmente interes­sante il tema nell’ambito dei servizi di manu­tenzione e facility management dal momento che tali servizi sono comunque caratterizzati da alcuni fattori che li rendono sensibili rispet­to al tema della sostenibilità ambientale, eco­nomica e sociale.

In primo luogo la filiera di fornitura dei servizi di manutenzione si caratterizza per la sua lun­ghezza e per la sua estensione disciplinare e territoriale: l’approvvigionamento di un servizio di manutenzione o di facility management vede dietro l’assuntore del contratto una importante quantità di sotto fornitori di discipline differenti (dai servizi alla persona come la ristorazione a servizi all’edificio come la manutenzione mec­canica o civile).

Quasi sempre questi subfornitori sono orga­nizzati a loro volta in filiere di fornitura più o meno lunghe e localizzati geograficamente in maniera spesso concentrata e radicata nel territorio rendendo necessaria, da parte del fornitore del servizio di FM, la orga­nizzazione di una filiera di fornitura distribuita sul territorio per fornire servizi a clienti con asset distribuiti.

In secondo luogo i servizi di manutenzione di edifici o infrastrutture pos­sono interagire sensibilmente con la gestione dei rischi derivanti dall’uti­lizzo di un asset costruito:

  • per quanto riguarda i rischi per l’ambiente che può essere impattato dai prodotti e sostanze utilizzati per la manutenzione o che può esse­re danneggiato dal cattivo funzionamento di un impianto nel caso in cui la sua manutenzione sia stata carente;
  • per quanto riguarda i rischi per la sicurezza delle persone che può essere messa in crisi sia nello svolgimento delle attività di manu­tenzione sia, come nel caso precedente, dalla mancata effettuazione della necessaria manutenzione che può alterare il funzionamento di organi di sicurezza o di altre parti dell’asset.

Conclusioni

Infine le attività di manutenzione e Facility management hanno un legame diretto con il costo globale di un edificio sia, evidentemente, per il con­trollo dei costi di esercizio e manutenzione sia, forse meno chiaramente percepito dal mercato, per il controllo dei costi consequenziali e cioè i costi derivanti da guasti o danni dell’edificio derivanti da una carente o errata manutenzione.

 

Giancarlo Paganin,
Department of Architecture and Urban Studies (DASTU), PoliMi