La manutenzione dei veicoli a metano, alla vigilia del cambiamento

I veicoli alimentati a metano rappresentano certo una novità, per questo la normativa di riferimento si sta adattando alle esigenze di un mercato ormai vasto e maturo. Per i possessori e manutentori di veicoli e impianti è il momento di tenersi pronti

  • Novembre 12, 2020
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    La manutenzione dei veicoli a metano, alla vigilia del cambiamento

Una tecnologia matura e consolidata

Numerosi osservatori affermano che il XIX secolo fosse quello del carbone, il XX quello del petrolio e che, a buona ragione, quello corrente è e sarà il secolo “del gas”.
Le strategie geopolitiche che sottendono a tale cambiamento, e che lo rendono pressoché ineluttabile, sono ben note, e avranno come ovvia ricaduta il passaggio in secondo piano della propulsione Diesel nei veicoli pesanti (e in generale in tutti i motori terrestri) a favore di una quota di mercato sempre crescente delle cosiddette propulsioni “alternative”, prima fra tutte quella che utilizza come combustibile il gas naturale.
Tale gas naturale è storicamente utilizzato, in questo campo, soprattutto in forma compressa (CNG) ma le strategie di sostegno al gas naturale liquefatto (GNL) attuate dai Paesi dell’Unione e in particolare in Italia stanno portando ad una rapida crescita, seppure solo in taluni mercati, anche di questo carburante, oggi in uso su alcune flotte di truck, senza tralasciare i primi gruppi di autobus in servizio presso TPER Bologna, azienda ancora una volta caposcuola.
Forte interesse riscuote poi il cosiddetto biometano, prodotto da biomasse agricole o impianti di trattamento rifiuti e che si configura dunque come fonte “rinnovabile”: soprattutto le multiutility stanno effettuando significativi investimenti in questa direzione.
In campo trazione pesante le prime applicazioni su larga scala risalgono agli anni Novanta, a seguito della nota sperimentazione di Ravenna che consentì di mettere a punto le prime buone pratiche tutt’ora in vigore nel trasporto pubblico locale.
Diverso sviluppo ha avuto invece il GPL, ben diffuso nel mercato dei veicoli leggeri ma pressoché sconosciuto, salvo qualche sporadica eccezione, nel settore dei veicoli pesanti.
Temi significativi dal punto di vista della manutenzione sono il layout stesso delle officine, le stazioni di rifornimento non solo in relazione agli aspetti di sicurezza ma anche ai tempi di rifornimento, alle corrette pratiche di stoccaggio, alla misura dei parametri di consumo.

Il panorama di riferimento

Con riferimento ai requisiti richiesti per l’installazione di impianti a GPL per autotrazione, il Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti fa da tempo specifico riferimento, nei suoi atti, al concetti di “impresa installatrice” la quale risponde, fra l’altro, al requisito di possesso di “responsabile tecnico e personale addetto all’installazione degli impianti a GPL in possesso di certificazione della professione rilasciata da Organismi accreditati” e di “un Sistema approvato di gestione della qualità”.
Per il metano l’evoluzione in atto segue dunque un percorso già consolidato dal punto di vista giurisprudenziale e applicato da tempo in settori affini, ivi compreso quello degli impianti di riscaldamento domestico. Per questi ultimi, ad esempio, le periodiche visite ministeriali attuate da parte degli organismi di controllo sono sostituite da analoghe operazioni svolte a cura di personale “abilitato”.
Elemento centrale del cambiamento in atto è l’introduzione del responsabile tecnico abilitato per questo specifico settore, i cui requisiti di iscrizione al relativo registro possono essere così sintetizzati:

  • Iscrizione da almeno dieci anni alle liste degli Uffici provinciali di cui alla circolare XX del Ministero dei Trasporti in qualità di installatori di impianti GPL e metano, e possesso di un attestato di qualificazione basato sui requisiti di cui alla tabella CUNA NC 120-01;
  • Possesso di un attestato di qualificazione basato sui requisiti di cui alle norme UNI 11623-1:2016 e UNI 11623-2:2016
  • Possesso di una certificazione della competenza, in accordo alla alle norme UNI 11623-1:2016 e UNI 11623-2:2016 rilasciata da un organismo di certificazione e valutazione delle persone in possesso di un certificato di accreditamento ai sensi della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024   


Ecco dunque che, ancora una volta, l’evidenza di una qualificazione del personale viene sancita a termini di legge e invocata da una parte significativa del settore di riferimento. Quest’ultimo già si avvale, del resto, di specifici dispositivi cogenti quali i Regolamenti UN-ECE 110, il quale stabilisce che le revisioni siano fatte eseguire “a personale autorizzato”, e UN-ECE 115 per “un’adeguata qualificazione degli installatori” che raccomanda “di prescrivere certificati validi, rilasciati dal fabbricante dell’impianto e/o da organismi qualificati, che attestino le competenze necessarie del personale e l’idoneità dell’officina meccanica ad effettuare l’installazione dell’impianto di trasformazione”.

Quello degli impianti a gas è del resto, per sua natura, soggetto ai vicoli di cui alla necessità di effettuare prove non distruttive, e dunque a cura di professionalità disciplinate in primis dalla ISO 9712 (“Prove Non Distruttive - Qualificazione e certificazione del personale”).

La stessa normativa armonizzata prevede nell’ambito della EN 13423 - “Requirements for NGV workshops and management of compressed natural gas (CNG) vehicles” specifiche prescrizioni in ordine alle competenze del personale delle officine.

Cosa cambia

Come visto, gli skill e le competenze del personale coinvolto nella manutenzione di impianti di trazione a metano sono passati, negli anni, da un mero richiamo nell’ambito della legislazione di riferimento ad un vero e proprio corpus di norme che, per le loro ricadute in termini di sicurezza, presentano aspetti di forte cogenza.
Il nuovo corpus normativo all’orizzonte imporrà qualche adeguamento nei prossimi mesi a venire: le UNI 11623-1:2016 (“Professioni non regolamentate - Personale tecnico delle Officine  che convertono i veicoli stradali per l'uso di CNG e GPL - Parte 1: Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”) e UNI 11623-2:2016  (“Professioni non regolamentate - Personale tecnico delle officine  che convertono i veicoli stradali per l'uso di CNG e GPL – Parte2: Requisiti dei corsi di formazione”) hanno oggi un equivalente ancora più autorevole nelle analoghe NWI ISO 23684 (“Training and qualification of technical personnel dealing with NGVs”) e NWI ISO 34671 (“Qualification and certification of personnel dealing with Natural Gas Vehicles”), definite con il fondamentale contributo di NGV Italy, che dal 1996 raggruppa le più importanti aziende italiane operanti nel settore dei carburanti alternativi ecosostenibili per i trasporti e  rappresenta il luogo di dialogo e di confronto tra le componenti industriali e commerciali del settore, dal rifornimento sino all’utilizzo e alla manutenzione.
La citata NGV Italy, assieme all’Associazione Manutenzione Trasporti, si stanno già attrezzando per offrire a partire dal 2021, verso tutti gli stakeholder del settore, un’offerta formativa completa e qualificata, coerente altresì con i “percorsi” UNI EN 15628, per garantire un vero e proprio sistema di formazione continua, il cui risultato sarà una maggiore semplicità nella gestione di aspetti di sicurezza così fondamentali come quelli legati alla gestione e manutenzione di veicoli con propulsione a CNG e GNL.

Alessandro Sasso