A cura di Lorenzo Ganzerla, Consigliere A.I.MAN
Sono passati ormai due anni dallo scorso editoriale dedicato al connubio Manutenzione & Sostenibilità.
Ricordo bene quel periodo, estremamente significativo per la mia vita e la mia carriera. Il “nostro mondo” era in pieno fermento, trepidante da un lato, per le aspettative e le opportunità che lo sviluppo sostenibile prometteva di portare. Dall’altra parte trovavamo la paura, quella sensazione che non ci saremo mai avvicinati agli obiettivi dettati dall’evoluzione repentina della normativa in materia ESG.
La Manutenzione, in tutte le sue declinazioni, maturava la consapevolezza di svolgere un ruolo chiave in questo percorso. Ricordo bene di meeting eterni nei quali ci si interrogava in merito a quanti TEP si sarebbero potuti risparmiare, a quanti litri d’olio idraulico dovevano (e come) esser consuntivati. E poi, arrivare ai valori di Life Cycle Assesment, per ogni singolo componente prodotto. Ecco, qui ci si rese conto che un buon sistema di Manutenzione, nonché di Energy Management, erano imprescindibili per la riuscita.
Negli ultimi decenni, il concetto di sostenibilità ha progressivamente permeato ogni ambito industriale, trasformandosi da visione etica a necessità operativa. Il mondo della manutenzione e dell’asset management non fa eccezione: oggi più che mai, la sostenibilità rappresenta un fattore chiave non solo per la competitività, ma anche per la resilienza e la longevità degli impianti e delle infrastrutture. A livello europeo, il Green Deal lanciato nel 2019 ha spinto ulteriormente verso una transizione ecologica dell’intero tessuto industriale. Le aziende sono oggi chiamate a ripensare i propri processi in chiave circolare, in cui la manutenzione diventa leva fondamentale per garantire durabilità e rigenerazione dei beni, anziché sostituzione. In quest’ottica, i modelli di Asset Management secondo la norma ISO 55000 si rivelano strumenti essenziali per integrare criteri ESG nella gestione strategica delle risorse fisiche.
L’evoluzione tecnologica, con l’adozione di strumenti digitali, IoT e intelligenza artificiale, sta abilitando nuove forme di manutenzione predittiva, sempre più precise ed efficienti. Questo non solo riduce i fermi per guasti e ottimizza i costi, ma permette anche di intervenire solo quando necessario, limitando l’uso di materiali e risorse. Un approccio che coniuga innovazione, sostenibilità e performance. Ma la transizione sostenibile non è solo questione di tecnologie: richiede cultura, formazione e una nuova visione manageriale. Occorre promuovere una mentalità orientata al valore a lungo termine, in cui la manutenzione non sia più vista come centro di costo, ma come funzione strategica per la sostenibilità dell’intera organizzazione.
Ma ora è tempo di fare il punto sul presente. Lo faremo con la voce autorevole di Claudio Gittarelli, Sustainability Consultant. Il suo articolo non è la solita agenda di buoni propositi, bensì la base da cui “Ripartire” per evitare che il viaggio verso la sostenibilità non resti un mero esercizio narrativo o burocratico.



















































