Ancora una volta... anno nuovo, problemi vecchi

A dodici mesi dall'ultima analisi, poco è cambiato nel panorama del trasporto

  • Gennaio 15, 2016
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In questi giorni è un furoreggiare sui media e non solo delle notizie e delle polemiche sull'inquinamento.

 

Naturalmente sono tirati in ballo anche i trasporti, sia il trasporto pubblico locale sia il trasporto merci su gomma.

 

Non è questa la sede per entrare nel merito ed approfondire le questioni relative. Ci limitiamo solo alle seguenti considerazioni.

 

Trasporto pubblico locale

Nel TPL abbiamo un parco veicoli con età media molto alta. Ciò significa che in alcune città sono in servizio autobus con 20-25 anni di anzianità. La manutenzione fa quello che può, ma non può certo "migliorare" un sistema vecchio. D'altra parte il rinnovamento del parco, pur perseguito con effetti positivi in alcune aziende, si scontra con le difficoltà economiche. Non basta infatti inserire qualche autobus innovativo per dire che si è risolto il problema. È necessaria una politica strategica che porti in tempi certi alla modifica della composizione del parco stesso usufruendo di combustibili alternativi (metano) e di nuove tecnologie (autobus ibridi ed elettrici).

 

Trasporto merci su strada

Basta andare nei porti containers per rendersi conto di cosa significa. O basta considerare le colonne di autotreni sulle nostre autostrade. Mancano le infrastrutture ferroviarie necessarie (nuove o più moderne linee, interporti) per trasferire su rotaia almeno parte del trasporto su strada. Anche qui sono necessari investimenti di carattere strategico. È chiaro che il trasporto su rotaia non è agevolato da situazioni come il più che centenario collegamento fra Genova e la pianura padana o fra Genova e la Francia (dove si trovano ancora tratti a binario unico). Poi la "politica" deve fare la sua parte. La manutenzione può fare ben poco.

 

Autostrade del mare

Da sole possono fare poco. Raccordate con infrastrutture ferroviarie ed interporti in modo efficiente ed efficace possono dare il loro contributo.

 

Anno nuovo

Sono andato a rileggere l'articolo di gennaio 2015. Pur con qualche variante ne ripropongo alcuni stralci in quanto poco è cambiato nel panorama del trasporto. Quel poco riguarda:

  • In positivo le vendite delle residue aziende produttrici (per lo più in crisi) sia di materiale ferroviario che di veicoli TPL su gomma, con la speranza di un rilancio non solo sul piano nazionale.
  • In negativo le difficoltà crescenti in cui si dibattono aziende da tempo sotto controllo estero per mancanza di commesse sul piano interno.

Ecco comunque cosa scrivevo allora e che vale tuttora.

 

Le sfide che ci attendono sono strettamente legate ai fattori economici ed alla incertezza sul futuro delle strutture produttive di mezzi di trasporto sia su ferro che su gomma, su cui il nostro Paese potrà contare.

 

A nostro parere i punti focali principali che dovranno essere affrontati sotto il profilo manutenzione sono:

  • Rinnovo del parco veicoli.
  • Adeguamento delle strutture manutentive (le officine)
  • Formazione e certificazione

Rinnovo del parco

È ovviamente legato alla disponibilità economica.

 

A parte Trenitalia che fa storia a parte, il resto dei parchi veicoli su ferro e su gomma dipende o dipenderà dalle Regioni. I veicoli nuovi comportano:

  • Un ritorno positivo di immagine
  • Diminuzione delle spese manutentive
  • Aumento della clientela (vedere i casi della provincia di Bolzano e della Puglia)

Va da se che chi non ha soldi per rinnovare i veicoli dovrebbe almeno provvedere ad una manutenzione che tenda a mantenere in condizioni di normale funzionamento i veicoli stessi.

 

L'augurio su questo punto è che i responsabili delle aziende di trasporto (ma anche le controparti sindacali) capiscano che fare manutenzione seriamente è condizione irrinunciabile.

 

Strutture manutentive

Sulle Officine di manutenzione (interne od esterne) si sta giocando una partita pesante:

  • Da un lato i clienti pretendono (giustamente) qualità, efficacia ed efficienza del servizio fino ad arrivare recentemente alla richiesta di certificazione del personale di manutenzione.
  • Dall'altro i clienti tendono a risparmiare il più possibile e non tengono conto delle richieste che vengono fatte alle Officine in termini di ristrutturazione e sicurezza con risvolti economici notevoli.

Emblematico è quello che nel ferroviario sta succedendo con l'introduzione dell'ECM.

 

Di certo assisteremo ad una diminuzione del numero delle Officine in virtù del fatto che gli impegni economici richiesti per "lavorare" sono per molti non più sostenibili.

 

 

 

Formazione e certificazione

Un aspetto positivo in questo panorama è la consapevolezza diffusa che la formazione è non solo necessaria ma indispensabile per una migliore gestione delle attività manutentive.

 

Si parla ora di formazione non solo del personale operativo ma anche e soprattutto del personale intermedio (capi officina) e di gestione (responsabile della manutenzione).

 

Però questa consapevolezza si scontra con la realtà economica delle aziende e con una residua mentalità che ritiene la formazione se non un lusso, almeno qualcosa da affrontare se proprio necessario.

 

In conclusione quello che si vorrebbe vedere nel 2016 non è tanto la immediata risoluzione di tutti i problemi (in diversi casi possibile anche se nessuno ha la bacchetta magica) ma almeno una impostazione strategica definitiva che metta anche a tacere polemiche e considerazioni immotivate.

 

I manutentori dal canto loro hanno managerialità, competenze, strumenti e tecnologie per il loro lavoro.

 

Chiedono solo un riconoscimento certo del loro ruolo, non legato a contingenze economiche o ad impostazioni di corto respiro.

 

 

 

Bruno Sasso

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