Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale

Intervista a Domenico Andreis, CEO & General Manager I-am

  • Domenico Andreis, CEO & General Manager I-am
    Domenico Andreis, CEO & General Manager I-am
  • Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
    Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
  • Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
    Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
  • Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
    Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
  • Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
    Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
  • Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale
    Ingegneria e monitoraggio infrastrutturale: come gestirle utilizzando le potenzialità del digitale

Domenico Andreis, CEO & General Manager I-am, partendo dalla sua esperienza professionale, racconta come è nata la company I-am, a quali settori si rivolge e quali opportunità offre alle aziende, nell’ottica della gestione predittiva del rischio, del miglioramento della sicurezza degli asset e della sostenibilità

I-am è una nuova company di Altea Federation, specializzata in Asset Management, soluzioni e tecnologie per il monitoraggio infrastrutturale. Ma, Ing. Andreis, com’è nata l’idea di I-am e con quali obiettivi?

L’idea di I-am è nata dalla mia esperienza professionale. Negli anni ho gestito gruppi aziendali importanti operanti nel campo della sicurezza, della salvaguardia della vita umana applicate al mondo delle infrastrutture, dell’energia, dei grandi progetti. L’aver diretto le più importanti società di ingegneria controllate dallo stato (Registro Italiano Navale e ISMES) e società europee di due multinazionali, che sono tra le realtà più importanti al mondo nel campo dell’ingegneria applicata alle grandi infrastrutture, mi ha portato a vedere, in Italia specialmente, un mondo infrastrutturale complesso e spesso datato che ha bisogno di essere inquadrato al meglio e di essere monitorato; ha bisogno di manutenzione predittiva, di gestione predittiva del rischio. Dopo il disastro del Ponte Morandi è risultato evidente che ci fosse un problema, dunque mi è sembrata un’opportunità: mettere a disposizione del sistema infrastrutturale italiano strategico queste competenze. Un paio di anni fa è avvenuto l’incontro di questo bagaglio professionale con Altea Federation, uno dei principali system integrator italiani, che ha società dedicate ed è partner delle maggiori piattaforme digitali che oggi sono operative a livello mondiale.

Da qui il concept di I-am, dalle enormi potenzialità del digitale e dall’ingegneria che la abilita. Un concept che non parla solo di asset management, ma anche di infrastrutture complesse, di salvaguardia della vita umana, di sostenibilità, di gestione del rischio, di business continuity, di efficienza… cioè, di tutte quegli aspetti che sono rilevanti nelle infrastrutture strategiche del paese. Sostanzialmente, quello di I-am è un concetto di integrazione e di ingegneria, che realizza nella realtà un simulacro, il Digital Twin, uno strumento molto potente per aiutare a gestire il rischio e l’infrastruttura.

Ing. Andreis, può parlarci delle linee guida del progetto I-am e degli strumenti utilizzati per migliorare la sicurezza ed estendere il ciclo di vita delle risorse e delle infrastrutture?

Come dicevo, il nostro concept mira a realizzare, mettendo assieme tutti i tasselli necessari, quello che da molti viene definito come Digital Twin: una sorta di simulacro-specchio digitale di qualcosa di reale, almeno per quanto riguarda i dati rilevanti (che sono miliardi) e per quelli che ha senso monitorare. Si parte quindi dall’ingegneria e dalle tecnologie di progettazione digitale che oggi sono a disposizione, in particolare al BIM, che è l’inizializzazione digitale di una cosa complessa, cioè un progetto che non viene messo su uno scaffale, costruito e lì dimenticato ma è ben gestito e vive con l’infrastruttura, i cui metadati digitali vengono gestiti in una piattaforma di asset management. Noi di I-am trattiamo, gestiamo e implementiamo principalmente la piattaforma di Hexagon che è ritenuta da Gartner la migliore al mondo, ma anche le piattaforme referenziate di asset management quali IBM Maximo. Insomma, cerchiamo di lasciare libero il nostro cliente di implementare quello che ritiene più adeguato.

Cerchiamo di creare un integrated data environment che unisca, per esempio, ingegneria, costruzione, asset management (quindi di operations) e tutto quello che sta intorno all’infrastruttura. Tutte queste unità contengono dati significativi che ha senso portare nello specchio-simulacro digitale per avere una immagine che sia chiara e aggiornata; i dati provengono da una sensoristica data logging e insieme realizzano in IoT un ambiente rappresentativo dell’infrastruttura, sulla quale si potranno poi applicare concetti di ingegneria, di funzionalità, di Intelligenza Artificiale, per capire come evolvono certi difetti e anticiparli.

Partiamo dalla progettazione di un sistema di monitoraggio, e quindi di sensoristica e di selezione dei dati rilevanti, iniziamo dalla tecnologia di progettazione digitale in modo che nel progetto vengano inseriti i metadati significativi. Seguiamo questo processo lungo tutto il ciclo di vita dell’infrastruttura gestendola in una piattaforma di asset management che si occupa proprio di questo, di far evolvere e aggiornare i dati che ne rintracciano la storia e consentono di capire, eventualmente ripercorrendola con algoritmi predittivi, come evolvono certi malfunzionamenti, anticipandoli.  

Che impatto hanno l’IA e il deep learning all’interno delle soluzioni e applicazioni di I-am?

Tra gli ingredienti che I-am mette nel piatto per i propri clienti, deep learning, image detection (perché molto spesso i dati sono anche immagini che ci fanno capire come l’infrastruttura evolve nel tempo), IoT, Intelligenza Artificiale applicata all’infrastruttura e ai suoi dati significativi, sono la base sulla quale viene costruito questo insieme di dati che rappresentano l’infrastruttura. Tutti questi “strumenti” offrono la possibilità di mettere in contatto i dati ricevuti con quello che sta intorno all’infrastruttura: si può rilevare, grazie a IoT e a sensori installati su un ponte, che questa infrastruttura presenta dei problemi di tipo idrogeologico, per esempio, e ne veniamo a conoscenza in tempo reale. Si apre quindi la possibilità, per le società, di operare in termini di autotutela e migliore comprensione dei rischi, non solo dal punto di vista emergenziale.

I dati raccolti, provenienti dagli strumenti di cui sopra, rappresentano i successi, gli insuccessi, la storia di una determinata infrastruttura e su quei dati si possono prendere decisioni guidati dall’ingegneria. I dati raccolti aiutano a capire come certi problemi, o anche certe opportunità, evolvono; e se sono rappresentativi di una famiglia di problemi o condizioni favorevoli potranno dare indicazione dell’evoluzione.

Per spiegare in modo più intuitivo l’approccio alla complessità posso fare un esempio un po’ semplicistico: una società deve gestire cento ponti di una stessa famiglia, sono cioè costruiti in un certo ambiente, con determinate norme e materiali. Su uno di questi ponti, o su una componente rappresentativa di una certa famiglia di rischio omogenea, si registra una storia di degrado che ha portato quell’elemento oltre un certo livello di rischio o di stato desiderato di degrado. Con quella storia, cioè con tutti i dati pervenuti dal ponte, posso allenare una funzione che la ripercorre al vero e a quel punto, essendo tutti parte della stessa famiglia, servirà come guida per tutti gli altri novantanove ponti. Quindi, sui cento ponti si interverrà in maniera mirata con questo tipo di potenzialità, in modo da mantenere l’intera famiglia sopra un certo stato e consentendo di intervenire in maniera puntuale anche sugli altri novantanove ponti.

Qual è l’impegno di I-am in tema di sostenibilità?

Il nostro gruppo ha come obiettivo strategico la sostenibilità. Cerchiamo sempre e comunque di tenere in buon conto gli aspetti di sostenibilità e offrire dei servizi che possano rispondere a queste esigenze. In generale le piattaforme di asset management consentono la possibilità di mappare e tracciare tutti gli aspetti che legano l’infrastruttura, l’azienda o chi gestisce gli asset, alla sostenibilità. Una delle derivate, di fatto, di queste importanti piattaforme di asset management sono quelli che vengono chiamati gli standard ESG, cioè gli standard che aiutano chi gestisce le infrastrutture a fare un bilancio di sostenibilità. È un discorso che da parte nostra trova riscontro e sensibilità a livello di gruppo e siccome lavoriamo con grandi aziende (questi sono i nostri target, aziende quotate in borsa, che hanno metabolizzato questa necessità di fare bilanci di sostenibilità), queste piattaforme aiutano anche in tal senso cioè propongono dei layer concepiti anche per stilare i parametri che possono facilitare l’elaborazione di un bilancio di sostenibilità. Sia IBM Maximo che Hexagon sono strumenti predisposti anche per redigere questi bilanci: non solo per valutare l’ambito manutentivo legato agli aspetti strutturali, ma anche a quelli energetici, ai consumi, all’uso delle materie prime.

Quali sono i settori e le principali aree di applicazione della value proposition di I-am?

Attualmente i clienti più importanti di I-am sono tutte grandi aziende che operano nel mondo dell’energia, delle utility, dei servizi (quali distribuzione di gas, gestione ambientale ecc.), delle infrastrutture portanti di distribuzione energetica, delle infrastrutture relative ai trasporti e a tutto il mondo EPC, cioè di quei soggetti che costruiscono infrastrutture complesse che vanno dalle navi passeggeri ai ponti, alle dighe. Queste infrastrutture complesse vengono prima trasmesse ai concessionari, che le gestiscono con tutto un set di certificazioni, procedure per la gestione ecc., successivamente saranno consegnate con uno specchio e potranno aiutare i nuovi gestori. Faccio un ulteriore esempio, per semplificare: consegnando a un cliente una infrastruttura dotata di un Digital Twin, questo potrà aiutare l’utente a gestirla meglio, a fare delle prove di manutenzione, delle previsioni. Come dicevo, è uno strumento molto potente. Pertanto, non si vende più un oggetto, come un aereo, ma si venderanno le ore che l’aereo percorrerà, prevedendone le problematiche. È un tema che legherà sempre più questi due mondi: chi costruisce e chi gestisce.

I-am fa parte di un network molto ampio, quali sono le integrazioni e relazioni con le altre componenti della rete?

I-am è la capofila di un programma articolato che si rivolge al mondo infrastrutturale. Nel fare una proposta così complessa, che integra sistemi, competenze diverse che vanno dall’ingegneria al mondo digitale, alle piattaforme di asset management, BIM, IA, IoT, di fatto unisce le competenze di molte delle società del Gruppo. I-am, quindi, non è una entità che vive di vita autonoma, è un integratore di competenze che dispone nel piatto gli ingredienti spesso anche sofisticati e diversificati di cui ha bisogno il cliente e lo fa mettendo assieme a fattor comune tutte le competenze del Gruppo.

Ing. Andreis, quali novità, in termini di soluzioni legate a manutenzione e asset management, 4.0 e in generale alle tecnologie più avanzate ci possiamo aspettare da I-am per il prossimo futuro?

Il concept del Digital Twin oggi come oggi è ciò che di più avanzato c’è sul mercato, non è neanche un prodotto perché non esiste una piattaforma che realizzi quello di cui ho parlato poco sopra. Si tratta di integrazione e capacità di integrare competenze multidisciplinari e sofisticate, che vanno dall’ingegneria agli strumenti digitali di progettazione e di costruzione, dagli strumenti digitali di asset management agli strumenti digitali di ERP che gestiscono in cluster i dati finanziari, dall’IA all’IoT, dall’abilità di assimilare insieme tutte queste cose in un integrated data environmnet, dati che oggi nella maggior parte dei casi sono stoccati dalle grandi aziende in silos diversi, organizzarli e su quei determinati dati operare dei ragionamenti predittivi. Questo, secondo noi, è un concetto molto avanzato a cui molte altre realtà si stanno volgendo e rivolgendo. È un concetto di frontiera che noi di I-am stiamo realizzando con i gruppi più importanti.

Rossana Saullo
r.saullo@tim-europe.com