Ingegneria per una manutenzione smart

Serve essere capaci di gestire le potenzialità delle nuove tecnologie

  • Novembre 4, 2014
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    Ingegneria per una manutenzione smart

Gli impianti industriali sono oggigiorno caratterizzati da complessità crescente, per varietà delle tecnologie impiegate e competenze necessarie a garanzia del funzionamento ottimale durante la vita utile. Con la complessità, la manutenzione sta diventando una funzione strategica per la competitività del business.

 

D'altronde, l'aumentata importanza non trova sempre riscontro nella volontà e capacità di sviluppare gli "strumenti" operativi adeguati per permettere di raggiungere i benefici auspicati.

Pensando anche alle evidenze delle ricerche dell'Osservatorio nazionale di cui sono responsabile scientifico (www.tesem.net), la volontà di sviluppo degli "strumenti" operativi si nota, prima di tutto, nelle logiche tecnico-organizzative messe in atto a garanzia delle politiche manutentive. Per capire quanto queste siano proattive, è importante studiare il business model della manutenzione: è utile cioè approfondire l'assetto organizzativo della manutenzione e le relazioni con le altre funzioni aziendali; la distribuzione delle risorse impiegate, interne all'azienda ed acquisite da terzi; la propensione ad investire in tecnologie di supporto come sistema informativo, metodologie e tecniche di ingegneria di manutenzione e condition monitoring; lo sviluppo delle competenze nelle risorse umane di manutenzione, ?. Come riflesso del business model, la volontà si traduce in capacità di sviluppo degli "strumenti" operativi, e questo è evidente quando si osserva la diffusione di buone pratiche nei diversi processi manutentivi. Ancora in accordo all'Osservatorio TeSeM, si può parlare di maturità dei processi manutentivi: l'azienda è tanto più matura nei suoi processi quanto più mostra non solo pratiche allo stato dell'arte, ma anche capacità di miglioramento delle pratiche stesse.

Nelle aziende che dimostrano di essere mature, si prospetta l'emergere di un'ingegneria di manutenzione più smart rispetto al passato. Due sono i tratti distintivi: la capacità di analizzare l'enorme mole di dati che gli asset già "producono" nella vita utile, per aumentare visibilità sui processi produttivi e contribuire così al potenziamento della capacità predittiva dei sistemi industriali; la capacità di analizzare i bisogni dei diversi stakeholder della manutenzione, per contribuire alla creazione di valore

aggiunto allineato con le effettive esigenze. La maggior visibilità sui processi produttivi è fondante per la prognostica del degrado e la gestione della salute degli asset nelle reali condizioni operative, variabili nel tempo. L'allineamento ai bisogni degli stakeholder è condizione necessaria per evitare di sovradimensionare gli sforzi, rimanendo in sintonia con la creazione del valore desiderato dall'asset.

Pertanto, per essere smart serve essere capaci di gestire le potenzialità delle nuove tecnologie (Internet of Things, Cloud Computing, Cyber-Physical Systems, ?), per la trasformazione dei big data disponibili nella vita utile in conoscenza fruibile non solo nella gestione ma anche nella progettazione dell'asset. Per essere smart diventa anche fondamentale essere capaci di definire le priorità con prospettiva multi-dimensionale, tenuto conto dei diversi stakeholder - interni ed esterni all'azienda - e dell'importanza delle esigenze di protezione ambientale e sociale, accanto a quelle di natura economica.

L'ingegneria per una manutenzione smart trova terreno fertile per svilupparsi dopo che 3 pilastri sono stati consolidati: strategie manutentive, risorse tecniche e umane. I contributi di questo mese sono espressione di questi pilastri. Due articoli si focalizzano sulle strategie manutentive, ricordando l'analisi delle criticità e l'analisi affidabilistica come elementi chiave per svilupparle; il terzo articolo tratta il dimensionamento dei ricambi, con approccio pratico basato su analisi di rischio dei guasti e valutazione delle criticità del supporto logistico; infine, il quarto articolo porta all'attenzione del lettore la qualifica del personale di manutenzione, ribadendo l'importanza delle normative, come la già esistente norma UNI e la prossima evoluzione a livello europeo.

Prof. Marco Macchi, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano

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