La necessità di avviare politiche unitarie di manutenzione delle infrastrutture

Perché tali procedure non sono più procrastinabili

  • Dicembre 14, 2018
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    La necessità di avviare politiche unitarie di manutenzione delle infrastrutture

Il presidente del Senato, Elisabetta Alber­ti Casellati, in un recente messaggio invia­to alla CIA-Agricoltori Italiani in occasione dell’assemblea, evidenzia la necessità di un piano nazionale per la manutenzione delle in­frastrutture, ritenuto prioritario per la salva­guardia del patrimonio ambientale, naturale e paesaggistico italiano.

Molteplici sono i fattori che ormai rendono non più procrastinabile l’avvio di politiche unitarie di ma­nutenzione delle infrastrutture, quali tra gli altri: l’invecchiamento dei manufatti, molti dei quali in calcestruzzo armato, la cui durata non è ancora pienamente prevedibile; l’usura legata ad usi, spes­so differenziati, che stressano in modo prolungato oggetti progettati in origine in relazione a carichi di utilizzo diversi dagli attuali; i cambiamenti climatici, i quali effetti stanno repentinamente accelerando le dinamiche di degradamento di molte compo­nenti infrastrutturali e allo stesso tempo stanno modificando i requisiti di funzionamento a que­ste richiesti; le manutenzioni eseguite in passato in modo discontinuo e fuori da logiche di effettiva pianificazione che non consentono di avere oggi un quadro informativo affidabile e utile per stime pro­babilistiche dei futuri comportamenti; rischi nuovi (come per esempio quelli legati al terrorismo) che richiedono alle infrastrutture livelli di affidabilità, di­ sponibilità e resilienza molto superiori a quelli del passato anche recente.

Per molti motivi, anche legati ai gravissimi fatti re­centi, spesso l’attenzione viene posta sulle infra­strutture viarie, strategiche, ma allo stesso tempo gravate da molteplici e annose criticità. Come sot­tolineato recentemente da Achille Variati, presiden­te dell’Unione Nazionale delle Province, «La rete infrastrutturale italiana è vecchia di almeno 50/60 anni, oltre 5.000 chilometri di strade sono chiusi per frane, smottamenti o perché insicuri e su oltre il 50% della rete viaria ci sono limiti di velocità tra i 30 e 50 chilometri orari». Tuttavia, oltre a queste, molteplici sono le categorie di opere pubbliche che concorrono allo sviluppo economico-sociale di un paese e che richiedono, per svolgere le funzioni necessarie al benessere e allo sviluppo della col­lettività, azioni manutentive che si collochino al di fuori delle logiche di emergenze e di episodicità.

Sicuramente la molteplicità delle categorie e tipo­logie di infrastrutture, la varietà delle configurazioni e le differenze costruttive e localizzative impon­gono, sul piano prettamente tecnico, competenze, discipline e strumenti specifici e specialistici. Ma sul piano dell’approccio strategico e metodologico alla manutenzione delle infrastrutture la cultura manutentiva, con i suoi concetti generali e le sue strumentazioni logiche, può fornire un quadro di ri­ferimenti transdisciplinari da condividere, in grado di orientare scelte di governance unitarie e capaci di visioni sul medio lungo periodo.

In questo senso tre paradigmi di riferimento do­vrebbero configurare la prassi della manutenzione delle infrastrutture:

manutenzione come sistema, ossia come in­sieme complesso di variabili interconnesse all’interno di una rete di relazioni non lineari, gestibile solo attraverso apparati conoscitivi pluridisciplinari e articolate competenze tec­niche, organizzative ed economiche, capaci di riconoscere e gestire, in relazione ai terri­tori e ai diversi insiemi di utenti, le relazioni fisiche e logistiche tra categorie diverse di manufatti e reti infrastrutturali;

manutenzione come servizio, ossia come attività complessa esercitata da organiz­zazioni in grado di integrare informazioni strutturate, know-how tecnico, capacità strategiche e manageriali e di garantire nel tempo una condizione di qualità pressata. La dimensione del servizio apre al grande tema dei servizi di Facility management ur­bano, così come tratteggiati dalla norma UNI 11447: 2012, Servizi di Facility Management urbano - Linee guida per l’impostazione e la programmazione degli appalti;

manutenzione come programma, ossia come progetto strategico e operativo delle risorse in grado di definire e gestire nel tem­po e a condizioni ottimali il rapporto tra livelli di qualità attesi e attività necessarie al loro raggiungimento.

In questo senso i temi fondanti della manutenzione programmata (strategie di manutenzione secondo condizione e predittiva a soglia, anagrafi e siste­mi informativi, piano e manuale di manutenzione, ecc.) trovano nella dimensione complessa e nel­la grande scala delle infrastrutture un terreno di applicazione in grado di attivare e attirare nuovi stakeholder e nuove professionalità e allo stesso tempo di legarsi a nuovi ambiti sperimentali di in­novazione ICT quali quelli delle applicazioni di BIG DATA e dell’internet delle cose (IoT).

 

Cinzia Talamo, Professore ordinario in tecnologia dell’architettura, Politecnico di Milano