Riflessioni alla fine di un ciclo triennale di direzione

Bilanci e sfide per il prossimo futuro

  • Agosto 8, 2019
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    Riflessioni alla fine di un ciclo triennale di direzione

Sarà il contesto estivo nel quale scrivo questo editoriale (ndr: primi giorni di Agosto), contesto che mi porta in una sorta di limbo, impegnato tra attività da concludere per quest’anno lavorativo (a breve, un evento in Canada in cui terrò un key note speech sul tema “Industrial Asset and Maintenance Management in the Smart Factory – Challenges and Opportunities Brought by Digitalization”) e attività da progettare e pianificare per l’anno prossimo (tra cui un nuovo corso, intitolato Smart Manufacturing Lab).

Sarà anche – forse questa ragione è prevalente – la sensazione di essere prossimi al termine di un ciclo piuttosto lungo, ormai tre anni, dal momento in cui ho avuto l’onore di essere chiamato a ricoprire il ruolo di direttore della rivista. In questo “clima” sento l’esigenza di ripensare ai tre anni appena trascorsi, per poter immaginare cosa potrà accadere per i contenuti nel futuro prossimo della rivista.

Abbiamo iniziato con un progetto editoriale che, come novità rispetto alle passate direzioni, ha dato spazio alla pubblicazione diarticoli afferenti ad una o più macro-aree tematiche, intese come veri e propri “pilastri” di riferimento della cultura di manutenzione.

Nelle macro-aree proposte abbiamo cercato di miscelare quelli che ci parevano gli “ingredienti” essenziali per una buona gestione della manutenzione di impianti industriali e infrastrutture.

Alcune macro-aree non hanno avuto i contributiche speravamo, al contrario altre sono state molto gettonate, tanto da avere una raccolta ricca di contributi da utilizzare per rimarcare uno o più degli “ingredienti” prescelti. Nel corso dei tre anni abbiamo anche rinnovato i temi “verticali”sul mese, portando progressivamente nuove voci editoriali nel mese stesso. Senza fare statistiche di quanto pubblicato, riporto alcune mie impressioni generali sull’andamento globale di questo ciclo triennale, cercando di sottolineare gli “ingredienti” che sono emersi dai contributi alla rivista, in maniera più o meno diretta, e che, nel contempo, ritengo un seme importante per lo sviluppo di tematiche di interesse nel futuro prossimo.

1. L’approccio ingegneristico – basato suifondamenti delle teorie dell’affidabilità e della manutenzione – è confermato per la sua importanza, come supporto ai fini di scelte di management degli asset industriali e della manutenzione. In particolare, l’accento sull’approccio ingegneristico è stato più volte rimarcato in maniera varia dai contributi in questa rivista: da un lato, continuano ad essere importanti letecniche e le metodologie “tradizionalmente” note per l’ingegneria di affidabilità e di manutenzione; d’altronde, si è sottolineata la necessità di uno sviluppo organizzativo di competenze ingegneristiche come leva essenziale per aumentare la robustezza delle scelte tecnico-gestionali ai fini non solo della manutenzione ma della gestione dell’intero ciclo di vita degli asset industriali.

2. L’Industria 4.0 e la digitalizzazione dei processi industriali, manutenzione compresa, stanno di fatto portando ad una stratificazione di tecnologie avanzate che non può che diventare parte “geneticamente” costituente dei processi medesimi. Siamo ancora agli inizi, ma i segnali raccolti permettono di rimarcare diversi aspetti. Tra questi, ne sottolineo alcuni su cui tracciare linee di sviluppo della manutenzione grazie alle tecnologie dell’Industria 4.0. Prima di tutto, è da rimarcare l’importanza già evidente delle capacità di monitoraggio delle condizioni e sorveglianza del funzionamento degli asset in normale funzionamento perché, oltre ad essere basilari per la diagnosi e la predizione del degrado futuro, servono a conoscere al meglio le modalità d’utilizzo degli asset nei processi industriali in cui sono operati, ciò che è precursore di capacità ingegneristiche avanzate grazie alla più ricca informazione disponibile. Inoltre, è importante l’integrazione dei processi gestionali, con la continuitàdigitale supportabile per mezzo delle tecnologie dell’Industria 4.0: questa tematica è stata evocata da alcuni contributi alla rivista, ma non così spesso e non in maniera così diretta. Posso oggi pensare che, per l’integrazione e la continuità digitale, diventerà ancor più essenziale una visione di processo capace di cogliere i benefici della collaborazione nelle diverse attività richieste lungo il ciclo di vita dell’asset, dal design al commissioning degli impianti, passando per l’operations and maintenance, sino all’end of life management.

3. È ancora emergente la sfida della gestione degli asset industriali nel ciclo di vita. Alcunisettori sono più “attrezzati” di altri per affrontare questa sfida, altri sono invece moltolontani da una visione di gestione degli asset al di là della percezione del peso di uninvestimento sul conto capitale dell’azienda.

Per questo stato dell’arte, la maturità della disciplina di Asset Management è ancora da portare a compimento, e contributi in tal senso sono benvenuti in questa rivista. A mio parere, serve ancora formare un modello di processi per concettualizzare le attività e le decisioni tipiche nel ciclo di vita dell’asset, collocando la manutenzione nel ruolo che gli compete. Le norme già esistenti sono un buon riferimento, ma ci sono molte prospettive ancora aperte che vanno al di là delle norme stesse, e che si coniugano con gli aspetti tecnici, metodologici e tecnologici messi a disposizione attraverso gli approcci ingegneristici a supporto delle decisioni e la digitalizzazione corrispondentemente necessaria.

Rimangono aperte diverse altre tematiche che, a mio parere, diventeranno altrettanto rilevanti allo sviluppo dei contenuti della rivista. Cerco di stimolare riflessioni per il futuro attraverso alcune domande a cui dare risposta nei prossimi anni.

Quali competenze e skills saranno richieste alla manutenzione in un futuro sempre più caratterizzato da asset ad elevato contenuto tecnologico, con la presenza sempre più spinta delle Information & Communication Technologies ad integrazione di tecnologie già consolidate con l’automazione degli impianti?

Quale sarà l’impatto della servitizzazione per la gestione degli asset industriali, per quanto attiene al mercato del lavoro, dei prodotti e dei servizi?

Quale sarà il ruolo del gestore di impianto in un mondo che mette a disposizione modelli di business innovativi che fanno leva su offerte di Product-Service Systems (PSS) più integrati e capaci di orientare verso il risultato per il business (i.e. result-oriented PSS)?

Quali processi collaborativi emergeranno con la spinta della digitalizzazione dei processi e della vision portata dall’Asset Management, in un mondo con nuovi modelli di business messi a disposizione dalla offerta di PSS?

Pensando più nello specifico al tessuto industriale italiano fatto prevalentemente di Piccole e Medie

Imprese (PMI), aggiungo altre sfide, espresse nelle seguenti domande come ulteriore stimolo allo sviluppo di nuovi contenuti per la rivista.

  • Quale modello di Asset Management può essere definito a misura delle esigenze delle PMI?
  • Quale digitalizzazione può essere necessaria  per una manutenzione cost-effective nelle PMI?

Queste impressioni sono solamente frutto di riflessioni estive. Penso che sarà utile far seguire una survey per sentire la voce del lettore, come completamento di un sondaggio già svolto alcuni mesi fa. I risultati della survey potranno diventare un contributo per la futura direzione della rivista.

 

Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M