Sistemi informativi al tempo dei Maker

Il SIM come si configura in un ambiente dove prevale la riparazione e la Migliorativa? Dove artisti e maker attivando processi di manutenzione, trasformano oggetti destinati alla discarica, in beni fruibili ai quali insufflano vita

  • Novembre 3, 2017
  • 375 views
  • Sistemi informativi al tempo dei Maker
    Sistemi informativi al tempo dei Maker

La Natura in milioni di anni si è attrezzata per configurare nell’ambiente terrestre un ciclo chiuso, o meglio miliardi di cicli chiusi (closed loop).

Gli scarti di una specie sono l’alimento per un’al­tra specie e via in una catena che riporta alla fine agli elementi fondamentali della vita. E la Natura riparte d’accapo.

Dalla seconda metà del secolo scorso, studiosi e premi Nobel si sono dedicati alla questione, ma per molti anni il dibattito è rimasto confinato nella comunità scientifica. Noi stessi ne abbiamo diffusamente trattato a proposito della Società della Manutenzione (in Maurizio Cattaneo, Manu­tenzione, una speranza per il futuro del mondo, 2012 e in Cattaneo, Furlanetto, Di Sivo, Ladiana, Cultura di Manutenzione, 2007).

Fino a che, da qualche anno, in molti paesi fra cui l’Italia, la Politica, pressata dalla questione dei ri­fiuti, ha escogitato soluzioni un po’ più radicali che non occultare in discarica le risorse non più utiliz­zate. Una di queste è l’Economia Circolare (EC).

L’Economia Circolare, dal 2 dicembre del 2015, è diventata una delle priorità della Unione Europea, poiché consente un drammatico risparmio di ri­sorse. Quello che ci vuole per fermare la deriva che porterebbe il pianeta a finire molte importan­ti risorse prima del 2100.

Il risparmio di risorse è dovuto principalmente alle cd Miniere Urbane, dove estrarre molte delle risorse chiave che oggi vanno sprecate (oro, ar­gento, rame e altri metalli nobili, silicio, eccetera), e al riciclo, riuso o meglio ancora l’upcycling (non esiste ancora una parola italiana, in pratica un riciclo che aumenta il valore originario del bene anziché ridurlo, come nel riciclo di tipo tradizio­nale). Tali pratiche coinvolgono direttamente nu­merosi processi manutentivi, in particolar modo quelli che afferiscono alla riparazione, e sono in continua crescita, assorbendo un numero sem­pre maggiore di persone.

È l’area dove la manutenzione si incrocia con il mondo dei Maker, un altro aspetto della moder­nità, che unisce alla sapienza manutentiva quella progettuale.

Fin qui nulla di nuovo, ne abbiamo parlato diffu­samente anche in questa rubrica.

Ma come deve configurarsi un sistema informa­tivo che supporti adeguatamente tali processi?

Partiamo da un fenomeno che da qualche mese ha preso piede in Svezia: un centro commerciale che ricicla e non spreca, il ReTuna Aterbruksgal­leria (www.retuna.se).

“ReTuna Aterbruksgalleria di Eskilstuna dove lo shopping è all’insegna dell’upcycling: qui, infatti, si vende solo merce di seconda mano”

Il centro ha un proprio impianto di riciclo dove gli acquirenti possono lasciare gli oggetti di cui si vogliono disfare. Un team ha il compito di sele­zionarli, riparali, pulirli e re-immetterli in vendita. Anche se la realtà non è poi così semplice.

C’è un magazzino per gli oggetti, che al momento dell’arrivo vengono catalogati, numerati, valutato lo stato di conservazione e preparati per i cicli successivi di recupero.

Sono attivate a questo punto commesse di lavo­razione che, in relazione alle priorità e allo stato iniziale, indirizzano verso una pattuglia di Ma­nutentori-Maker, un incrocio fra un tecnico, un artista, un sognatore, e un progettista, i quali in completa autonomia decidono quale tipo di nuo­va vita dare al prodotto.

Il caso più semplice è la riparazione, il ripristino delle funzioni compromesse, la pulizia, il collaudo e la rimessa in esercizio. Ma qui non si andrebbe molto oltre il riciclo.

Quando invece esce l’anima dell’artista, l’oggetto può essere semplicemente abbellito e trasfor­mato in una piccola opera d’arte.

E in questo caso cambia la destinazione di uso dell’oggetto da anonimo dispositivo, a fenomeno artistico culturale, assurgendo a nuova vita. Op­pure arricchito di gadget, e qui emerge l’anima del Maker che aggiunge tecnologia digitale ad un oggetto che prima non ne aveva. Anche in questo caso presumibilmente viene modificata la destinazione d’uso, e anche in questo caso l’og­getto può iniziare una vera e propria nuova vita. Oppure entrambe le cose.

In definitiva l’oggetto che in una situazione tipica del nostro stile di vita sarebbe destinato nella mi­gliore delle ipotesi ad una discarica, viene valo­rizzato, moltiplicandone il valore d’uso e inserito nel nostro patrimonio culturale.

Ecco, immaginate un sistema informativo che sia in grado di sostenere questi processi e sarete a metà dell’opera.

L’altra metà è costituita dalla messa in commer­cio. Presumibilmente l’oggetto sarà accompa­gnato da un identikit che visualizzi le operazioni e le trasformazioni applicate, unitamente a una garanzia sugli interventi fatti e una presunzione sulla durata di vita residua.

Moltiplicare la vita residua di un bene di due tre volte, fino ad uno o più ordini di grandezza è di per sé un ricavo sociale per il solo fatto di averne evitato lo smaltimento come rifiuto. Anche que­sto dovrebbe essere un valore tracciato dal siste­ma informativo, un bit coin che va ad incremen­tare il valore dello stock sociale della comunità a cui appartiene.

Il sistema informativo deve tracciare i processi del campo, valutare costi e benefici degli inter­venti, valutare il successo conseguito dalle diver­se trasformazioni degli oggetti o dalle semplici riparazioni, valutare le capacità dimostrate dal personale in ciascun intervento, in modo da va­lorizzare percorsi virtuosi e correggere percorsi erratici.

Poi deve avere una sezione manageriale e sociale, un cruscotto per valutare quanto si sta facendo per ridurre l’impatto delle risorse sull’ambiente, in che percentuale il riciclo sta funzionando, quantificare le risorse consuma­te (intese come materie prime) fra rinnovabili e non rinnovabili, e valutare l’impatto delle azioni svolte sul lungo periodo, sul mantenimento del­le risorse del pianeta.

E poi punteggi, incentivi, bit coin per stimolare i cittadini a comportamenti sempre più virtuosi lasciando indietro le brutte abitudini, le aree di confort acquisite nel tempo che pregiudicano la sopravvivenza stessa del pianeta.

In definitiva con un po’ di fantasia e di senso pra­tico, prendendo spunto dalle realtà che, a livello ancora pionieristico, si stanno affermando un po’ in tutti i continenti, non è difficile immaginare un sistema informativo che sia adattato e si sviluppi nel tempo seguendo l’evolversi della Economia Circolare.

Partendo proprio dall’esperienza dei Maker, di IFixIt.com e di tutti coloro che si impegnano nella manutenzione dei sistemi.

Maurizio Cattaneo, Coordinatore Regionale Emilia- Romagna e Umbria A.I.MAN.