Ergonomia e manutenibilità per il miglioramento dei processi industriali

Changement e Innovation, la strada per il successo delle organizzazioni industriali

  • Marzo 4, 2014
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  • Figura 1 - Attività di manutenzione in ambienti confinati (www.safety-first.it)
    Figura 1 - Attività di manutenzione in ambienti confinati (www.safety-first.it)
  • Figura 2 - Lavoro di manutenzione elettrica sotto tensione
    Figura 2 - Lavoro di manutenzione elettrica sotto tensione
  • Figura 3 - Attività di manutenzione
    Figura 3 - Attività di manutenzione

Il testo unico sulla sicurezza negli ambienti di lavoro (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.), così come la precedente normativa, richiama, prescrive e considera indispensabili per i Datori di Lavoro il rispetto dei principi ergonomici e l'effettuazione della regolare manutenzione, come si evince, in particolare, dall'art. 15 "Misure generali di tutela" (1. Le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro sono: d) il rispetto dei principi ergonomici nell'organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo; z) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti) e dall'art. 64  "Obblighi del datore di lavoro".

 

 

D'altra parte però, l'esperienza dimostra che tali principi e misure, sono ancora oggi il più delle volte disattese, sia in riferimento ai sistemi tecnologici (impianti, macchine, postazioni, etc) di vecchia concezione/realizzazione e sia nel caso di nuove progettazioni e costruzioni. Infatti, non è raro effettuare sopralluoghi su impianti/officine/macchinari di vario genere, vetusti o di nuova realizzazione, e rilevare evidenti criticità per la effettuazione degli interventi di manutenzione, con riferimento particolare alle condizione ergonomiche degli operatori. Basti pensare a quante volte guardando il lay-out dei reparti produttivi o delle officine si rilevano condizioni di impianti e macchinari collocati in modo tale da rendere inaccessibili le parti da manutenere o da riparare (es. disposizione dei carter di ispezione e manutenzione difficilmente estraibili/rimovibili oppure posizionati in prossimità dei muri perimetrali) o che diventano inaccessibili per gli operatori in modo sicuro (es. passi d'uomo verticali, per l'accesso a serbatoi, sguarnite di maniglie o senza scale interne per la discesa sul fondo).

 

Queste criticità, costituiscono ad oggi non solo una mancanza nel rispetto di obblighi legislativi, ma anche elementi di inefficienza per le attività di manutenzione e per i processi industriali i quali possono subire rallentamenti anche a causa dalle mancate/ritardate riparazioni/ripristini.

 

 

Ne consegue la evidente necessità di intraprendere progetti di rinnovamento/cambiamento/innovazione degli impianti industriali perseguendo contemporaneamente il rispetto dei requisiti di manutenibilità e dei principi ergonomici intesi come "adeguatezza dei sistemi all'uomo". A riguardo è utile richiamare brevemente alcuni elementi essenziali dei due concetti appena evidenziati.

 

In particolare, per chiarire cosa si intende per manutenibilità è possibile inizialmente richiamare le definizioni che ad oggi sono riconosciute. La prima è quella riportata anche nella norma UNI EN 13306 secondo la quale per manutenibilità si intende "Attitudine di un'entita, in certe condizioni d'uso, di essere mantenuta, o ripristinata, in uno stato in cui possa eseguire la funzione richiesta, quando la manutenzione è effettuata in date condizioni e vengono adottate le procedure  e le risorse prescritte", e la seconda più scientifica secondo la quale la manutenibilità è "la probabilità che il componente guasto all'istante t = 0 possa essere riparato all'istante t".

 

Le definizioni riportate forse non chiariscono/evidenziano, quanto questa proprietà/funzione dipenda fortemente dalla concezione/progettazione di un sistema ed è questo uno degli aspetti sui quali intervenire per poter perseguire l'integrazione della manutenibilità nei sistemi produttivi. La progettazione è pertanto una fase che dovrebbe coinvolgere anche il futuro manutentore del sistema in una modalità di design-review che consente di valutare il rispetto dei requisiti di manutenibilità che il più delle volte significano efficientamento dei processi di manutenzione e quindi beneficio economico nelle fasi successive alla progettazione/realizzazione della vita del bene. La manutenibilità di un sistema nasce pertanto dalla sua progettazione che deve fin dall'inizio tener conto delle modalità degli interventi prevedibili di riparazione/sostituzione/ispezione/controllo. In tale ottica, il progettista dovrà tener conto della frequenza prevedibile delle attività individuate, della posizione delle parti di ricambio/da ispezionare/da controllare, degli ingombri per gli operatori e per le eventuali parti di ricambio, delle condizioni ambientali prevedibili (illuminazione, rumore, temperatura, condizioni dell'aria, etc), dei requisiti di accesso delle attrezzature necessarie per gli interventi (es. spazio per la manovra di un sistema di sollevamento) e della disponibilità delle parti di ricambio in relazione alla destinazione (anche in termini geografici) di uso. Il richiamo dei requisiti di manutenibilità evidenzia immediatamente anche come il rispetto degli stessi sia sinonimo di efficienza.

 

Quando invece si parla di ergonomia, come definito anche dall'International Ergonomics Association, si intende "la scienza che si occupa dell'interazione tra gli elementi di un sistema (umani e d'altro tipo) e la funzione per cui vengono progettati (nonché la teoria, i principi, i dati e i metodi che vengono applicati nella progettazione), allo scopo di migliorare la soddisfazione dell'utente e l'insieme delle prestazioni del sistema". Questa si propone di trasformare la visione tayloristica del lavoro, la quale vedeva l'adattamento dell'uomo al lavoro, in una "nuova" nella quale si ricerca costantemente di "adattare il lavoro all'uomo". Infatti nel corso degli anni, tali obiettivi, sono cresciuti fino a diventare un requisito primario per la progettazione dei sistemi di lavoro (che comprendono attrezzature, materiali, strumenti, interfacce, ambienti, ecc) così da ridurre gli infortuni e la fatica e migliorare la produttività. Vale la pena sottolineare come a volte si possano raggiungere risultati significativi, anche in termini di benessere dal punto di vista dei danni di natura muscolo-scheletrica, intervenendo su due aspetti principali:

  • il comportamento dei lavoratori nella interazione con i sistemi produttivi;
  • il re-lay-out dei sistemi stessi.

L'ergonomia inoltre svolge un ruolo significativo in ottica Lean Thinking, riducendo i costi e migliorando la produttività, attraverso l'eliminazione degli sprechi e la riduzione degli errori diventando un buon alleato della Lean Production.

 

 

Pertanto appare evidente che per migliorare le condizioni di salute, di sicurezza e l'efficienza si possono perseguire progetti orientati al rispetto dei requisiti di manutenibilità e dei principi ergonomici, che contestualmente possono affiancarsi a progetti di Lean Production. Questa visione consentirebbe un'azione sinergica e orientata al miglioramento delle performance industriali sotto diversi aspetti:

  • salute e sicurezza;
  • manutenzione, affidabilità, disponibilità;
  • semplificazione.

L'adozione di questo genere di progetti di rinnovamento/cambiamento/innovazione consente il miglioramento e l'ottimizzazione dei lay-out produttivi e dei compiti lavorativi in modo da renderli corrispondenti alle esigenze lavorative ed alle caratteristiche psicofisiche del lavoratore. In quest'ottica, la realizzazione di condizioni e situazioni che possano produrre alti livelli di comfort, unita all'analisi del comportamento degli individui, diventano il primo, il più valido ed efficace atto preventivo per combattere anche i rischi di natura psicosociale riconducibili agli ambienti di lavoro. Quest'ultimo rappresenta un tema estremamente importante per il futuro dei sistemi produttivi dei paesi socialmente più evoluti nei quali i fattori umani devono costituire il centro nel determinismo degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali occupando una posizione di preminenza sugli altri fattori. A conferma di questa attenzione vale la pena ricordare che la European Agency for Safety and Health at Work dedicherà, a partire da aprile, la Campagna Europea Healthy Workplaces 2014-2015 al tema "Gestione dello stress e dei rischi psicosociali sul lavoro" che sarà finalizzata a fornire supporto e orientamento ai lavoratori e ai datori di lavoro.

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