Istruire gli operatori del trasporto merci su strada

L'importanza di sensibilizzare la categoria alla responsabilità del ruolo con processi di apprendimento efficaci e condivisi

  • Maggio 11, 2015
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  • Tabella 1 - Peso percentuale del traffico su strada sul totale delle merci trasportate nel 2012 (elaborazione ANFIA)
    Tabella 1 - Peso percentuale del traffico su strada sul totale delle merci trasportate nel 2012 (elaborazione ANFIA)
  • Istruire gli operatori del trasporto merci su strada
    Istruire gli operatori del trasporto merci su strada

Recenti studi presentati al Parlamento Europeo dalla Commissione sui Trasporti ed il Turismo, ("Shortage of qualified personnel in freight transport, study for the Policy" 2009, "Report on the State of the Union Transport Market," 2014), hanno descritto uno scenario non confortante riguardo il mercato dei trasportatori nel continente europeo.

La domanda delle aziende clienti di soluzioni per prezzi sempre più contenuti, ha alimentato l'offerta di lavoratori occasionali a scapito dei conducenti professionisti. La popolazione di questi ultimi inoltre risulta in costante calo e sempre più anziana, ciò a causa di diversi fattori caratterizzanti il tipo di attività: bassa scolarità delle persone, forti difficoltà per acquisire e mantenere una patente professionale, normativa di settore sempre più esigente, orari di lavoro molto estesi, lontananza dalla vita familiare, difficoltà di gestione della vita personale, margini unitari di trasporto sempre più bassi.

La forza lavoro non professionale però si rileva non in grado di far fronte alle pressioni indotte dai clienti in merito ai volumi e alla qualità del trasportato, quest'ultima in termini di puntualità delle consegne di merce non danneggiata, soddisfacendo nel contempo la sostenibilità del lavoro declinabile principalmente in sicurezza stradale, sicurezza del lavoro, tutela ambientale, sicurezza delle merci, economicità dei viaggi.

Purtroppo il rispetto dei tempi di consegna prevale su qualsiasi altra considerazione perché rappresenta l'unica garanzia di guadagno.

I conducenti meno preparati sono quindi indotti a sottovalutate i rischi connessi alla loro attività e di conseguenza trascurano gli accorgimenti tipicamente adottati dai professionisti per perseguire le attese dei clienti e garantire nel contempo un margine aziendale significativo e i requisiti di sicurezza.

Una relazione dell'Osservatorio dei rischi dell'EU-OSHA (Occupational Safety and Health in the transport sector, 2011) ha posto in evidenza le problematiche per il settore del trasporto su strada (figura seguente). Esso nell' Unione Europea pesa per il 45% sul totale trasportato (se si esclude il mare, il peso sale al 72%, dati Eurostat 2012). In Italia,  secondo il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (2001-2010), la strada copre circa il 65,9% del trasporto merci; la ferrovia il 5,9%; il trasporto navale copre quasi il 28,2% (è irrilevante la quota dei mezzi aerei).

 

 

I principali pericoli e rischi fisici indicati per il trasporto su strada sono molteplici e riguardano principalmente sia alla guida, sia nelle operazioni di carico e scarico e nelle operazioni di manutenzione del veicolo, l'esposizione alle vibrazioni, una prolungata postura seduta, la movimentazione manuale di carichi, l'esposizione prolungata al rumore, l'inalazione di vapori di idrocarburi, polveri e fumi, la movimentazione di sostanze pericolose, l'esposizione a condizioni climatiche critiche, l'irregolarità del sonno e, il più spietato perché cumula i precedenti, la stanchezza.

Questo ultimo è uno dei problemi di salute più comunemente segnalato, secondo quanto risulta dall'indagine dell'Eurofond sulle condizioni di lavoro in Europa e dalle indagini nazionali.

Infatti, la "gestione just-in-time", l'aumento del traffico, il monitoraggio a distanza, i maggiori vincoli normativi, creano per gli autisti orari di lavoro più prolungati e irregolari oltre ad un maggiore stress psicologico rispetto il passato.

Ebbene l'attuale normativa inquadra dettagliatamente questi rischi ma il loro contenimento effettivo, oltre l'adeguamento fisico e di processo dell'ambiente di lavoro, deve passare soprattutto da un comportamento consapevole dell'autista, in quanto molti dei rischi individuabili sono connessi all'azione umana dell'autista stesso e degli altri utenti della strada. Questo potrà avvenire concretamente solo se l'autista sarà edotto e responsabile della sua stessa tutela e di quella altrui attraverso una attività formativa più adeguata e coinvolgente rispetto quella fino ad oggi riscontrata.

Dalle statistiche indicate nel rapporto ACI-ISTAT risulta che il 44% degli infortuni indennizzati dall'INAIL nel 2014 relativi all'intero settore trasporti e magazzinaggio si verifica proprio nei trasporti terrestri. Tre casi su quattro, in particolare, riguardano i trasporti pesanti (legname, bestiame, rifiuti, ecc). Il numero di feriti, nel nostro Paese è stato di circa 7400, mentre circa150 sono state le persone decedute.

Per migliorare questa situazione risulta quindi fondamentale impiegare, in modo più efficace rispetto quanto fatto finora, lo strumento della formazione ed addestramento al fine sia di professionalizzare gli operatori occasionali, sia per adeguare le competenze degli esperti.

Ciò sembrerebbe un'affermazione "banale" alla luce anche delle indicazioni della Direttiva Europea 2003/59/EC la quale sostiene ed impone ai governi la tesi della formazione certificata per la qualifica degli autisti del trasporto su gomma attraverso programmi annuali con requisiti di durata minima, ma purtroppo è ancora molto diffusa nelle aziende la pratica di far seguire corsi di formazione ai propri operatori prevalentemente per soddisfare l'esigenza normativa e regolarizzare così le attività aziendali con il minimo impegno finanziario, invece che richiedere l'efficacia sostanziale delle attività formative allineate agli obiettivi aziendali dalla quale poi scaturirebbe come conseguenza il soddisfacimento dei requisiti amministrativi di mestiere.

Inoltre è anche noto che per far fronte alle sfide della globalizzazione, ormai realtà, è necessario disporre di competenze adeguate e ciò resta ancora oggi in Italia, maggiormente in questo ultimo periodo di profonda crisi economica, una affermazione seguita solo da trascurabili investimenti da parte delle aziende.

All'interno delle imprese purtroppo, si riscontra generalmente una insufficiente sensibilità e competenza riguardo la formazione e di conseguenza ne risulta un committment aziendale debole e distrattto sulle iniziative formative. Queste, in un contesto siffatto, diventano una formalità da soddisfare e quindi un "costo" necessario per esercitare il mestiere, perdendo quel significato di leva per la redditività delle attività aziendali

 

È nei manager della Logistica e dei Trasporti che deve radicarsi quindi il pensiero che la formazione degli autisti è uno strumento per acquisire a costo contenuto quel vantaggio competitivo duraturo, chiave per il successo di un'impresa in questo settore.

È necessario sostituire la parola "spesa" con "investimento", affinché il manager possa diventare più consapevole e responsabile del ritorno di questa spesa (R.O.I. della formazione) e quindi motivato a co-progettare la formazione con gli esperti ed esigerne poi i risultati in termini di incremento di redditività delle attività gestite.

Ad esempio, i conducenti dei veicoli per il trasporto di merci su lunga distanza non solo devono dimostrarsi guidatori professionisti ma devono essere anche in grado di compiere manovre di carico e scarico in situazioni impegnative, di risolvere problemi tecnici relativi alla manutenzione e impiego del mezzo e degli allestimenti, di comunicare in modo semplice in più lingue, di interpretare le indicazioni normative nei paesi esteri, di svolgere semplici attività amministrative, nonché fungere da "ambasciatori" della propria impresa in altri paesi.

 

È chiaro che questi sono parametri latenti della qualità del servizio offerto, generalmente demandati a quella professionalità del conducente data per scontata, e per questo trascurati, ma sono anche quelli che generano la qualità attesa dai clienti a costi contenuti e quindi la capacità competitiva dell'azienda di trasporto e che, per questo motivo, dovrebbero essere gestiti con attenzione e un budget adeguato, non solo per formalità.

Tuttavia si riscontra anche che i trasportatori presentano notevoli resistenze all'intraprendere percorsi formativi: pensando di essere già perfettamente in grado di adempire ai propri compiti o comunque di affrontare autonomamente e con successo le varie situazioni critiche e/o impreviste che possono accadere durante le loro missioni, non sentono la necessità e l' utilità nell'apprendere qualcosa di nuovo in modo strutturato e ciò perché anche in loro non si è sviluppata la consapevolezza che la formazione è una componente intrinseca del loro mestiere che devono agire con responsabilità e non subire solo per soddisfare una esigenza aziendale.

 

La sfida quindi è coinvolgerli in modo attivo, farli diventare consapevoli dei vantaggi dell'apprendimento continuo di nuove competenze e renderli protagonisti del loro valore sul mercato del lavoro. Il "formare" di conseguenza si concretizza nel sensibilizzare i trasportatori a ricoprire il loro ruolo con responsabilità e nell'attivare processi di apprendimento quanto più possibile personalizzati e condivisi.

La progettazione della formazione allora deve essere bilanciata nelle competenze multidisciplinari necessarie e pertanto ai piani formativi deve lavorare un team coerente che coinvolga i rappresentanti dei conducenti, i datori di lavoro, gli ingegneri, i responsabili della logistica, i medici, gli psicologi, gli avvocati, i commercialisti.

I programmi devono prevedere anche attività di addestramento erogate in pista e su strada che simulino operativamente le condizioni più critiche di guida e di manovra degli allestimenti al fine di rendere operativa ed efficace la formazione.

In conclusione, a titolo di esempio, in tabella 2 si indicano le principali tematiche da affrontare in un programma di formazione per la professionalizzazione dei trasportatori merci su strada.

Rocco Armento,

Consigliere AIMAN

Paolo Lasalvia,

Ingegnere gestionale Studio Armento

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