La manutenzione HVAC negli ambienti di lavoro

Effettuare la valutazione dei rischi con un metodo standardizzato

  • Giugno 29, 2015
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    La manutenzione HVAC negli ambienti di lavoro

Se fino a qualche anno fa in ufficio come a casa si cercava solo una temperatura gradevole in inverno, negli ultimi anni si cerca sempre più anche il fresco d'estate ma soprattutto il benessere e il comfort. Gli edifici moderni sono realizzati con standard sempre più alti dal punto di vista energetico e da qui si vede aumentare l'esigenza di ventilazione sia per la climatizzazione, sia per il reperimento di ossigeno che anche per la diluizione degli inquinanti aerodispersi.

 

Per capire meglio questo concetto si provi semplicemente a pensare ad una sala riunioni a porte chiuse senza alcuna ventilazione meccanica e senza aperture delle finestre: il malessere assale presto gli occupanti.

 

Se da un lato gli impianti di climatizzazione/ricambio aria vengono progettati e installati per gestire i carichi termici (temperatura), dall'altro sono ormai indispensabili al fine di contrastare l'inquinamento dell'aria indoor, filtrando gli inquinanti provenienti dall'aria esterna e nel contempo diluendo gli inquinanti indoor.

 

Occorre prestare massima attenzione al possibile impatto negativo che questi impianti possono avere nel caso trasportino contaminanti non filtrati dall'aria esterna o costituiscano essi stessi una fonte inquinante a causa della sedimentazione di contaminanti al loro interno. Sono inoltre importanti le verifiche del particolato depositato nelle condotte - sopratutto di ripresa dell'aria - per i carichi antincendio.

 

Anche se alcuni inquinanti presenti nei luoghi di lavoro provengono dall'esterno e sono correlati all'inquinamento atmosferico, la maggioranza di essi ha origine all'interno degli edifici. In genere le concentrazioni che si riscontrano negli ambienti interni sono uguali o quasi sempre superiori a quelle presenti nell'aria esterna, mentre l'esposizione da ambiente indoor, dato l'elevato tempo di permanenza, è maggiore di quella outdoor. Le linee guida del 2001 (G.U. n.276 del 27 novembre 2001, Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, Linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati, 2001) infatti riportano come l'esposizione indoor superi quella outdoor da 10 fino a 50 volte, essendo le concentrazioni indoor da 1 a 5 volte più alte di quelle outdoor.

 

A provocare problemi di salute sono agenti causali di natura chimica, fisica e biologica introdotti a causa dell'uomo e delle sue attività, dai materiali di costruzione, dall'arredo, dagli impianti di condizionamento, dai prodotti per la pulizia e da apparecchiature come le stampanti e le fotocopiatrici, secondo concentrazioni variabili nel tempo. Un funzionamento non ottimale dei sistemi di filtrazione o la scelta di posizionare le prese dell'aria esterna in direzione di aree caratterizzate da elevato inquinamento atmosferico possono portare all'introduzione di inquinanti in ambienti chiusi quali uffici, industrie, case di cura, ospedali, ecc.

 

L'adozione di piani di manutenzione preventiva/predittiva mira a minimizzare la contaminazione degli impianti e degli ambienti da questi serviti; questi piani prevedono attività periodica di controllo delle varie componenti dell'impianto, attività di bonifica e sanificazione delle apparecchiature e degli impianti e la sostituzione a cadenza programmata dei vari stadi di filtrazione (Come indicato nell'Accordo della Conferenza Stato-Regioni del 7 febbraio 2013, chiature e degli imp per la valutazione e gestione dei rischi correlati all'igiene degli impianti di trattamento arial).

 

Attraverso il costante monitoraggio degli impianti è inoltre possibile porre rimedio in tempi brevissimi alle non conformità riscontrate. Per esempio il controllo della cinghia di trasmissione del ventilatore può mettere in luce un deterioramento anomalo che porta alla sostituzione della stessa prima della rottura e del conseguente fuori servizio dell'impianto; il deterioramento anomalo deve essere letto quale segnale debole per la verifica dell'allineamento delle pulegge o il deterioramento degli antivibranti.

 

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Luca Borsoi,

Responsabile ufficio tecnico ARIA Spa

Elena Borean 

Direzione Tecnica ARIA Spa

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