La vita degli Asset per un mondo più sostenibile

Bisogna crescere in una visione “sistemica”, orientata al ciclo di vita come modello di riferimento all’interno del quale Asset Fisici, Intangibili e Persone, devono co-evolvere organicamente per poter raggiungere gli obiettivi auspicati

  • Febbraio 12, 2020
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  • La vita degli Asset per un mondo più sostenibile
    La vita degli Asset per un mondo più sostenibile

Con questo ultimo contributo concludo il ciclo di editoriali sviluppati a partire dal modello concettuale della triade di Asset “chiave”, vale a dire:

  • Asset Fisici, cioè gli impianti e le infrastrutture;
  • Asset Intangibili, cioè i dati generati dagli Asset Fisici e gestiti per supportare i processi e le decisioni;
  • Asset Persone, comprendendo il personale che ricopre sia ruoli operativi sia ruoli manageriali.

È il momento di concentrare l’attenzione sugli Asset Fisici che sono, poi, la ragione primaria della necessità di costruire un sistema che si occupa della loro gestione nei settori industriali e infrastrutturali.

Una delle caratteristiche distintive di un Asset Fisico è, per sua natura, la definizione della sua vita. È quindi opportuno partire dalla condivisione del significato di vita dell’asset1 prima di portare alcuni spunti di riflessione sul sistema di gestione, con auspici di lungo termine su tematiche di sviluppo sostenibile.

Una definizione comunemente compresa è la vita di progettazione (vita prevista o nominale) dell’asset, così come tipicamente definito dal costruttore. Ciò nondimeno, sappiamo molto bene che gli asset sono usati per una durata della vita operativa che è generalmente diversa dalla vita prevista.

Alcuni asset durano meno della vita prevista, ciò che naturalmente non è una buona cosa.

Può succedere per svariati motivi. I cambiamenti nei requisiti funzionali dell’asset a volte sono frutto di un’errata definizione dei requisiti stessi e conseguenti errori di progetto, a volte sono il risultato di un mutamento di mercato divenuto più sfidante. Oltre alle ragioni di mercato (a cui prodotti/servizi realizzati/erogati dall’asset sono destinati), è generalmente rilevante l’obsolescenza a causa dello sviluppo tecnologico e del quadro normativo/legislativo per cui, sia per ragioni di cost-effectiveness (per confronto con i costi di operations & management dell’asset installato) sia per più specifiche ragioni di compliance, è necessario modificare, anche pesantemente, l’asset, se non addirittura sostituirlo. Al contrario, molti asset sono tenuti in servizio ben più a lungo per una serie di ragioni che sono riconducibili alla valutazione non già della sola asset integrity (integrità dell’asset), ma anche delle opportunità di life extension (estensione della vita) come scelta tra diverse opzioni strategiche di End of Life management (gestione del fine vita). La pratica industriale può infatti optare su strategie di gestione del fine vita diverse, sia per impatto tecnico ed economico che per ambito di intervento (i.e. da componente ad equipment sino ad asset e sistema)2. Sono tutte opzioni con le quali la Manutenzione ha sicuramente avuto a che fare per la gestione degli asset. Tuttavia, sono opzioni che chiaramente fanno riferimento a scelte di natura strategica per l’impatto rilevante che ne consegue su durata della vita stessa, prestazioni, costi e rischi di un Capital Asset su cui è stato fatto un investimento, e per il quale si è chiamati a valutare la sostenibilità d’utilizzo (e manutenzione) nel futuro.

Si entra, perciò, in un ambito decisionale che va al di là dell’operatività in senso stretto.

L’EOL fa parte di un quadro di decisioni da prendere lungo la vita dell’asset con una proiezione su un orizzonte di pianificazione più ampio dell’esercizio annuo. La gestione dell’asset richiede, infatti, di considerare decisioni “chiave” prese nell’asset lifecycle, come la progettazione, l’acquisto e la costruzione, il commissioning, l’operations & maintenance, l’end of life nelle varie opzioni strategiche, comprendendo anche il decommissioning completo.

Una piena consapevolezza degli impatti delle decisioni diventa essenziale a garanzia di quanto auspicato dalle norme di riferimento dell’Asset Management per quanto attiene alla generazione di valore dall’asset.

A questo scopo, ritengo doveroso sottolineare che un buon gestore degli asset deve disporre di “strumenti” per essere in grado di fare, appunto, una buona gestione degli asset, orientata al valore, potendo più nello specifico:

  • massimizzare i benefici / le opportunità durante la vita operativa dell’asset, misurandone prestazioni e costi incorsi, da CAPEX ad OPEX;
  • ottimizzare la gestione dei rischi durante la vita operativa dell’asset, includendo non solamente i rischi per la sicurezza (ovvio a dirsi!), ma anche le incertezze di prestazione degli asset e le perdite dovute al mancato o parziale servizio rispetto alle funzionalità attese per l’asset in iniziative che sono strategiche per il business e, in senso più ampio, per la società.

Se valgono tali prassi di riferimento, bisogna crescere in una visione “sistemica”, orientata al ciclo di vita come modello di riferimento all’interno del quale Asset Fisici, Asset Intangibili, Asset Persone, devono co-evolvere organicamente per poter raggiungere gli obiettivi auspicati di generazione di valore.

Traguardando un lungo termine che interessa anche più generazioni, una buona gestione degli asset nella vita è prassi essenziale per contribuire ad un ciclo più efficiente nell’utilizzo delle risorse naturali a cui siamo, con responsabilità, chiamati dalle esigenze di sviluppo sostenibile per le persone, l’ambiente e l’economia. La vita di un asset è proprio un primo elemento su cui fondare questa crescita di consapevolezza globale e la capacità gestionale che ne consegue.

Ecco perché a volte ritengo limitato parlare di manutenzione: c’è molta strada nel dibattito da portare avanti e, nel mio piccolo del ruolo di direzione della rivista, chiudo sperando di aver portato un ultimo contributo con questo editoriale, in chiusura di un ciclo.

Note

1 D’ora innanzi in questo editoriale userò, per brevità, la parola asset per intendere asset fisico.

2 Poiché il gergo per designare le opzioni di end of life non è pienamente standardizzato (anche a causa della mancanza di normative specifiche a riguardo), richiamo una serie di termini impiegati in diversi settori / per diverse applicazioni:

Repowering, Upgrading, Reconditioning, Remanufacturing, Refurbishment, Revamping, Retrofitting, De-rating.

 

Prof. Marco Macchi, Direttore Manutenzione T&M