Protezioni antiurto in stabilimento, un investimento dal ritorno certo

Intervista esclusiva ad Andrea Bianco, Coordinatore Servizi Generali del sito italiano di Taghleef Industries

  • Settembre 1, 2020
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  • Andrea Bianco ricopre attualmente il ruolo di Coordinatore Servizi Generali all’interno dell'ufficio tecnico. È in Taghleef dal 2012
    Andrea Bianco ricopre attualmente il ruolo di Coordinatore Servizi Generali all’interno dell'ufficio tecnico. È in Taghleef dal 2012
  • Taghleef ha scelto di installare svariate tipologie di protezioni antiurto A-SAFE, principalmente dedicate alla sicurezza di colonne e spigoli, ma anche barriere con i tubolari più bassi rinforzati a difesa dei muretti
    Taghleef ha scelto di installare svariate tipologie di protezioni antiurto A-SAFE, principalmente dedicate alla sicurezza di colonne e spigoli, ma anche barriere con i tubolari più bassi rinforzati a difesa dei muretti
  • L’elevata capacità di assorbimento delle protezioni A-SAFE consente di evitare anche costosi danni alla pavimentazione, conseguenza molto comune nei casi di urto ai tradizionali paletti in ferro
    L’elevata capacità di assorbimento delle protezioni A-SAFE consente di evitare anche costosi danni alla pavimentazione, conseguenza molto comune nei casi di urto ai tradizionali paletti in ferro

Dal 2012 il sito italiano di Taghleef, produttore di polipropilene biorientato, si avvale della collaborazione di A-SAFE per le protezioni antiurto in polimero. Con il p.i. Bianco abbiamo approfondito i dettagli di questa sinergia e i risultati ottenuti, che hanno permesso all’azienda in provincia di Udine di ottenere ingenti risparmi in ambito sicurezza e manutenzione.

Sig. Bianco, può farci una breve introduzione sullo stabilimento italiano di Taghleef e sul suo ruolo?

Il sito italiano di Taghleef, fondato nel 1989, fa parte del Gruppo Taghleef Industries, multinazionale che produce film in polipropilene biorientato (PP) destinato all’imballaggio di prodotti alimentari, alla produzione di etichette e ad applicazioni industriali o arti grafiche. All’interno dello stabilimento italiano di San Giorgio di Nogaro (UD), nel quale lavoro dal 2012, ricopro attualmente il ruolo di Coordinatore Servizi Generali all’interno dell’Ufficio Tecnico. Quindi faccio parte del reparto di manutenzione e, tra le varie responsabilità, ho anche quella della protezione dei nostri operatori e dell’integrità dei componenti dei nostri macchinari. 

Quante persone operano all’interno dello stabilimento e quale tipologia di danno da impatto è più comune nel vostro magazzino?  

Il nostro sito, su un’area di oltre 200 mila metri quadri ed una capacità produttiva di 70.000 ton/anno, conta circa 350 addetti tra diretti ed indiretti. Il personale è suddiviso su tre turni, in un ciclo continuo di 24/24 ore, 7 giorni su 7, per circa 350 giorni all’anno. Questi dati danno l’idea del flusso di movimentazione che si verifica quotidianamente, in particolare per quanto concerne i carrellisti che trasportano e movimentano le materie prime sulle linee muovendosi in spazi molto stretti. Ne deriva che i danni più comuni coinvolgono principalmente quest’attività nonostante il parco carrelli elevatori sia costantemente aggiornato al fine di garantire spazi di manovra ridotti. Anche un piccolo errore di manovra con conseguente urto, magari di un quadro elettrico, significa non solo avere danni al componente, al muletto o alla persona stessa, ma anche il dover fermare la linea, con conseguenze sulla produttività. Col tempo ci è stato possibile evitare tutto questo grazie all’installazione delle barriere di A-SAFE.  

Cosa vi ha spinto a scegliere queste barriere? Quante ne avete installate al momento e di che tipologia?  

Nello stesso periodo del mio arrivo in Taghleef c’è stato anche l’insediamento del nuovo Direttore di Stabilimento, tutt’ora in carica, il quale ha deciso di investire praticamente da subito in queste soluzioni. Ci siamo infatti accorti molto rapidamente dell’inefficacia delle classiche protezioni in ferro disseminate all’interno della fabbrica, le quali non hanno capacità di assorbire gli urti, necessitano di manutenzione e una volta danneggiate difficilmente possono essere riutilizzate. Ma soprattutto, nella stragrande maggioranza dei casi, il problema si estende anche alla pavimentazione, che viene danneggiata irrimediabilmente perché i tasselli del paletto tradizionale non riescono ad assorbire l’urto anche minimo, comportando perciò costi aggiuntivi di riparazione. Ci è stata perciò prospettata una comparazione economica tra le soluzioni in polimero di A-SAFE e le classiche barriere in ferro.

Alla fine la differenza di costo era minima, perciò abbiamo testato il prodotto su un’applicazione, che stiamo tutt’ora portando avanti con ottimi risultati in quanto, dopo ben otto anni, è ancora integra nonostante i diversi urti a cui è stata sottoposta. Al momento abbiamo installato svariate tipologie di protezioni antiurto A-SAFE in fabbrica, principalmente dedicate alla protezione di colonne e spigoli, ma anche barriere con i tubolari più bassi rinforzati a difesa dei muretti. Abbiamo anche provveduto all’installazione di un prodotto sperimentale, ovvero una barriera alta quasi 3 metri, posta in un’area dove vengono accatastati dei bancali con tubi in cartone alti almeno 2 metri e mezzo. Inoltre, pur non avendo tantissime scaffalature, abbiamo comunque scelto di dotare di protezioni antiurto anche i montanti degli scaffali.  

Avete mai quantificato i benefici in termini di risparmi economici che le barriere A-SAFE vi hanno garantito?  

È difficile fare valutazioni precise, ma sicuramente parliamo di un risparmio che si aggira intorno alle decine di migliaia di euro all’anno per danni evitati da movimentazione di carrelli. Di certo posso confermare che quello che abbiamo investito si è ripagato ampiamente, soprattutto perché si tratta di barriere che non necessitano di alcuna manutenzione o modifica, se non in casi di spostamento fisico dovuto a risistemazione degli spazi. In tutti gli altri casi, le barriere installate sono sempre rimaste nella loro posizione originaria.

Un altro valore aggiunto di queste soluzioni è dato dalla loro modularità: a seguito di ampliamenti dello stabilimento abbiamo così potuto integrare alcuni di questi prodotti con nuovi componenti. La classica carpenteria, al contrario, una volta installata non può essere modificata se non a seguito di tagli, saldature o verniciature, con tutti i costi aggiuntivi e i problemi che questo comporta. Le soluzioni A-SAFE, invece, sono composte da moduli che si possono modificare in maniera non invasiva. Ovviamente oltre ai benefici economici diretti ci sono anche quelli per gli asset aziendali: abbiamo aumentato anzitutto la sicurezza del nostro personale grazie alla grande capacità di assorbimento degli urti, e di conseguenza abbiamo salvaguardato le varie componentistiche degli impianti. Inoltre, queste barriere ci permettono di offrire anche un’immagine diversa dell’azienda, perché il prodotto è decisamente più bello rispetto a una classica protezione in ferro, che ha per altro necessità di riverniciature ogni due/tre anni perché sia realmente perfetta. 

L’applicazione delle barriere A-SAFE è dunque indice di particolare attenzione al concetto di sicurezza in stabilimento. In quali altri modi tutelate l’incolumità dei vostri operatori? (corsi sulla sicurezza, progetti di sensibilizzazione, misure anti-covid ecc.)  

Posso dire che in Taghleef la sicurezza si respira ogni giorno, è un tema verso il quale siamo estremamente sensibili. Non ci limitiamo a svolgere i normali corsi per tutto ciò che riguarda la formazione/aggiornamento sull’uso dei carrelli, le squadre antincendio e gli interventi di emergenza – cioè quello che normalmente dovrebbe essere fatto in un’azienda delle nostre dimensioni – ma sperimentiamo anche soluzioni autonome: ad esempio da diversi anni abbiamo installato delle luci blu nel fronte e retro dei nostri carrelli, in modo che il segnale luminoso, ben visibile, possa allertare chi sta camminando nei dintorni. Purtroppo infatti l’elevato rumore presente in fabbrica spesso non permette di rendersi conto dell’arrivo di un carrello. Queste luci permettono invece di individuarlo facilmente.

Si tratta nella pratica di vere e proprie banalità; tuttavia anche solo queste semplici iniziative ci hanno permesso di aumentare lo standard di sicurezza passiva e attiva della fabbrica ma soprattutto di innescare quel circolo virtuoso per cui se gli operai vedono che l’azienda investe in sicurezza automaticamente anch’essi si sentono in dovere di prestare maggiore attenzione. Spesso, infatti, una delle principali cause di infortunio è proprio rappresentata dall’eccessiva sensazione di sicurezza. L’avvento del Covid-19 ha poi ulteriormente aumentato la nostra soglia di attenzione. La nostra fabbrica, producendo principalmente film per imballaggi alimentari non ha mai interrotto la produzione. Abbiamo attivato una serie di procedure come lo Smartworking – per diminuire il numero di persone fisicamente presenti in azienda – o il blocco di tutte le zone di accesso dall’esterno ad eccezione di una, nella quale chi arriva viene sottoposto a controllo temperatura e igienizzazione delle mani, e viene dotato di mascherina protettiva. Chiaramente abbiamo provveduto fin da subito a effettuare continui cicli di pulizia e sanificazione. Siamo stati proattivi in questo senso fin dalle prime avvisaglie di epidemia.  

In conclusione, vi ritenete soddisfatti della sinergia con A-SAFE e pensate proseguirà ancora, magari anche per altri progetti?  

La sinergia con A-SAFE proseguirà sicuramente. Ormai il nostro è un rapporto che dura da tanti anni, in virtù anche della costante disponibilità dell’azienda ad assisterci nell’immediato. Nel nostro settore è fondamentale poter contare su interlocutori reattivi, specie quando si tratta di una realtà come la nostra che è in continuo sviluppo. Siamo stati tra i primi nell’area a implementare tecnologie 4.0, e con la stessa A-SAFE stiamo sperimentando soluzioni in questo senso. Oltretutto già in passato abbiamo svolto il ruolo di “tester” per l’azienda installando protezioni sperimentali che sono state poi commercializzate sul mercato. Le stesse protezioni sono state adottate anche dalle altre sedi del Gruppo Taghleef distribuite a livello mondiale. Insomma, a nome di Taghleef, non possiamo che ritenerci estremamente soddisfatti della scelta fatta a suo tempo. Le protezioni sono sempre integre, ci consentono di ridurre i costi di manutenzione delle pavimentazioni e dei vari componenti soggetti a potenziali urti, e ne installiamo sempre di più man mano che ci sarà la necessità di sostituire le protezioni precedenti. Continueremo di certo con loro a percorrere la strada della sicurezza.  

Alessandro Ariu
Ha collaborato Roberto Sergi, Responsabile
commerciale di A-SAFE Italia