Valori di transizione in sicurezza

Uno sguardo sull'evoluzione della SSL, anche in virtù delle nuove frontiere del mondo digitale

  • Giugno 6, 2017
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    Valori di transizione in sicurezza

RIVOLUZIONE 4.0? Si, è un fenomeno di­ventato familiare per gran parte degli ad­detti ai lavori e la sequenza evolutiva è ben assimilata: motore a vapore, poi quello elettri­co, negli anni ’70 l’automazione, ed ora, una quarta ondata tecnologica trasforma l’indu­stria, modificando gli impianti produttivi più velocemente di quanto possiamo immaginare: molte soluzioni smart sono già applicate.

Come insegna l’Economia dell’Innovazione, ciò determina un progressivo aumento delle basi di installazione e conseguente accelerazione dello sviluppo tecnologico, basato anche sulla speri­mentazione creativa. Non intendo dilungarmi su aspetti ormai conosciuti, bensì invito a riflettere sulla questione del rapporto uomo/macchina e di come potrà variare: grazie all’Internet Delle Cose industriale, per esempio, le macchine saranno in grado di comunicare tra di loro mentre imparano lavorando al fianco degli esseri umani, il che le renderà più efficienti rispetto ai predecessori, ma non riusciranno, almeno per il momento, a sosti­tuirli completamente. È doveroso puntualizzare: il cambio tecnologico modificherà giocoforza anche assetto e flussi dei posti di lavoro, e tutto ciò dovrà comportare un cambio culturale, anche nella tutela della risorsa umana.

Ma quale è stata l’evoluzione della Sicurezza Sul Lavoro? E ancora… sarà in grado di cambiare coe­rentemente al nuovo assetto?

Diamo un rapido sguardo allo sviluppo negli anni:

  • Secolo XIX: avvento della grande industria, pri­me tutele del lavoro minorile
  • Primi Novecento: prime tutele per il lavoratore
  • Periodo post bellico Grande Guerra: prime leggi sulla prevenzione degli infortuni ed approva­zione del codice penale, art.437 tutt’ora vigente (delitto di rimozione cautele contro gli infortuni)
  • Costituzione Repubblica Italiana, si definisce che la libera iniziativa economica non può ledere si­curezza e dignità umana.
  • Periodo post bellico Seconda Guerra Mondia­le: nascita del corpus normativo prevenzionale, DPR 547 (1955), DPR 303 (1956), DPR 164 (1956).
  • Anni ’80, istituzione della direttiva “madre” (n° 89/391/CEE) , che rende la tutela del lavoratore un valore Europeo.
  • Dagli anni ‘90 ad oggi si è avuto forse il periodo più intenso di miglioramenti, con la emanazio­ne del Decreto Legislativo 626 ed altri comple­mentari e più specifici, fino alla concretizza­zione dell’attuale Testo Unico sulla Sicurezza, decreto legislativo n°81 del 9 aprile 2008.

Il filo che collega tali passaggi è parallelo ai cam­biamenti tecnologici, ma anche sociali e culturali.

Per concretizzare, nel nuovo cambio di paradigma dobbiamo aspettarci di dover ancora modificare l’approccio, ora spostando l’attenzione sulle nuove tecnologie, ma anche consolidando determinate scuole di pensiero e metodologie “universali”.

Come affermava il sociologo Max Weber all’inizio del XX secolo «…l’azienda moderna può essere costruita e sviluppata sulla base di un modello or­ganizzativo capace di orientare mediante norme e prescrizioni di comportamento razionali, frutto di lavoro scientifico di individuazione delle prassi più efficaci… ». Trasposizione all’epoca attuale a parte, credo che tale metodologia possa corrispondere allo strumento detto “Normativa Tecnica“, guida insostituibile alle attività professionali.

Il contributo dell’articolo dedicato alla sicurezza ferroviaria mette in evidenza l’importanza di segui­re la norma per orientare verso una gestione pre­ventiva del rischio, ancora in fase di progettazione.

Consideriamo inoltre che le macchine verranno progettate tenendo conto delle innovazioni infor­matiche affidando ad esse anche la gestione della sicurezza: nell’articolo dedicato alla Cybersecurity comprendiamo come una violazione dei sistemi di controllo possa mettere a repentaglio gruppi di la­voratori. In sintesi, Safety e Security non potranno essere disgiunte, ma concorrenti alla medesima valutazione di rischio. Il lavoratore umano, quindi, dovrà progressivamente collocarsi in un contesto di montaggio e produzione che, sempre più inces­santemente, modificherà nel tempo il suo modo di operare, ma come leggeremo nell’articolo dedicato alla manutenzione in sicurezza, si dovrà persegui­re l’investimento per valorizzare il capitale umano, coniugazione con la tecnologia.

Un solo numero non è esaustivo per trattare ade­guatamente tali implicazioni, ma rimane la volontà di proseguire nelle prossime edizioni.

Buona lettura.

Fabio Calzavara, Coordinatore Regionale Triveneto A.I.MAN.Safety & Maintenance Manager, Piovan Spa

 

[l'articolo è l'editoriale di apertura del numero di giugno 2017 di Manutenzione T&M, ndr]