Energie e Manutenzione

In attesa che la società civile si renda conto del valore e dell’importanza di produrre localmente energia in forma associata, dobbiamo preoccuparci e concentrarci soprattutto della problematica manutentiva

  • Novembre 18, 2022
  • 182 views
  • Energie e Manutenzione
    Energie e Manutenzione

In questi giorni non si legge altro che di gas o mancanza di gas, di energia elettrica, di possibili razionamenti, ma pochi scrivono di Manutenzione. Già, perché dalla qualità della Manutenzione e dalla sua adeguatezza dipendono sia il livello di efficienza, e quindi il risparmio energetico, sia il fattore di servizio ossia la disponibilità di energia quando richiesta.

Un mio vicino di casa mi ha scritto “ma tu ne hai ancora di pellet? E se manca l’energia elettrica?”. No, non ho il pellet ma ho ancora una caldaia a pellet, spenta. Ormai da tempo vivo in una casa elettrica dove tutto – dalla illuminazione, alla cucina, all’acqua calda, al riscaldamento – è elettrico, sostenuto da un allacciamento trifase per tutti i motori, per il piano di cottura a induzione e per la Pompa di Calore. Il resto sono sistemi monofase: elettrodomestici, computer, rete internet, illuminazione e poco altro.

E così rispondo “senza energia elettrica non funzionano né le caldaie a pellet o a legna, né le caldaie a gas, né gli scaldabagni a gas… senza corrente non rimane che il maglione…”. A prescindere dalla sorgente energetica del generatore, niente funziona più senza energia elettrica, tanta o poca ne serva, dato che tutto è controllato con dei microchip allo scopo di garantire la migliore combustione, la migliore efficienza nei consumi, eccetera.

Non rimangono che stufe e camini, ma senza controllo sono molto poco efficienti e moltissimo inquinanti.

È impensabile quindi che a prescindere dalle vicende in corso, sociali, civili e climatiche, si possa sopravvivere senza alimentazione elettrica e pertanto i distributori si sono adeguatamente attrezzati.

Ma rimane pur sempre l’incognita del cattivo funzionamento, del blackout dovuto non alla carenza di gas come si prospetta in Europa, ma agli effetti di guasti, derive o altro, fattori molto più concreti e probabili.

D’altro canto, Alberto Magnaghi, ne “Il vento di Adriano, la comunità concreta di Olivetti fra il non più e il non ancora” (a cura di Aldo Bonomi), libro che ho citato nella mia rubrica fino alla noia, già nel 2015 scriveva sulla importanza di ripartire dal territorio e che ogni “smart land” dovesse essere autonoma su tre versanti: l’acqua, il cibo e l’energia, appunto.

Il governo Draghi fece proprie queste idee, sostenendo le cd comunità energetiche e realizzando negli ultimi respiri di governo le procedure utili affinché fossero facilmente applicate in tutto il nostro paese.

In attesa, però, che la società civile recepisca queste informazioni e si renda conto del valore e dell’importanza di produrre localmente energia in forma associata, noi, per ciò che riguarda l’energia elettrica, siamo ancora in gran parte dipendenti dalla grande distribuzione e da Terna. E qui torniamo alla problematica manutentiva.

Poiché gran parte dell’energia è trasportata in luoghi anche molto distanti dalla produzione, nel mezzo ci stanno guasti o malfunzionamenti che non solo possono isolare una abitazione o una piccola comunità, ma proporzionalmente dalle cabine di distribuzione a quelle maggiori di trasformazione e alla rete di trasporto un guasto può propriamente interessare interi comuni quando non intere regioni. E questo non per mancanza di gas ma per come è strutturato il sistema di distribuzione. E non sempre la causa è un guasto nel senso proprio del termine. Ci sono inconvenienti dovuti proprio alle logiche della distribuzione.

Pertanto, anche se i distributori, come affermato, sono attrezzati per molti di questi inconvenienti, il blackout può accadere e i cittadini devono essere preparati a rimanere per qualche ora, o al limite per qualche giorno, senza alimentazione elettrica.

Se ci spostiamo sul fronte degli utilizzatori, che siano aziende o privati, il tema della Manutenzione torna allora con maggiore forza.

Perché se la distribuzione ha trovato nel tempo percorsi migliorativi per evitare drammatici blackout, il singolo utilizzatore è soggetto a problematiche di manutenzione meno pervasive ma ugualmente potenzialmente devastanti.

Sì, perché anche immaginando che tutto all’esterno della nostra azienda o della nostra abitazione funzioni perfettamente, l’arrivo della “corrente” può essere un fatto traumatico. Ed è sempre la Manutenzione che opera e ci consente il ripristino delle funzionalità compromesse.

Ad esempio, nella cabina di arrivo della energia elettrica è presente la tensione contrattualmente prevista e con l’impegno di potenza pattuito, ma in questa azienda dispositivi in cabina si possono guastare, ci possono essere sovratensioni o correnti di corto circuito, il rifasamento, e altri accidenti che localmente non comportano guasti ma esigono una analisi a valle della situazione, e successivamente il ripristino della alimentazione elettrica. Manutentore, se ci sei batti un colpo! E questi arriva trafelato, magari la domenica, grazie alla reperibilità che consente al capoturno presente in fabbrica di contattarlo.

E poi la disamina delle situazioni che hanno comportato il fuori servizio; la ricerca di eventuali guasti, la sostituzione di pezzi, o il sezionamento di parti di impianto, aspettando momenti migliori per la riparazione. E via di questo passo. Alla fine, l’alimentazione arriva, la produzione riprende. E tutti i servizi di stabilimento tornano a funzionare. Grazie, Manutenzione!

Nella abitazione, la casistica è simile, solo che spesso non c’è un manutentore reperibile. Il cittadino malcapitato non si è preoccupato di prevedere un contatto in caso di malfunzionamenti o indisponibilità della alimentazione elettrica a valle del contatore, ossia nel dominio dell’abitazione e delle sue pertinenze.

E può succedere di tutto: una macchina elettrica in corto, un topo che ha masticato un cavo importantissimo, anche semplicemente un superamento della potenza impegnata oltre il 33%, in genere consentito per un’ora buona. Oddio, e ora che si fa? Dov’è l’interruttore generale?, è nel pannello in fondo alla strada, ce n’è più di uno, quale sarà il nostro?, potevamo mettere una etichetta, forse il ripristino va fatto su quell’unico che è scattato, è notte, cerca una torcia, facciamo il ripristino ma scatta di nuovo, forse dobbiamo togliere qualche carico…

Ecco, lasciamo a margine, sullo sfondo, le problematiche del gas, della sua reperibilità in Europa e del suo impiego per produrre energia elettrica in generatori molto distanti da noi. Se non siamo stati previdenti con la Manutenzione, per qualche ora rimarremo al freddo, ci mancherà l’acqua, sì, non solo quella calda, anche quella fredda, il cancello non si apre, l’ascensore è bloccato.

Che siate una azienda o dei privati, questo inverno preoccupatevi della Manutenzione, di aver fatto tutto ciò che è necessario per prevenire i fabbisogni manutentivi o, nel caso, per andarli a recuperare.

Maurizio Cattaneo Amministratore, Global Service & Maintenance