La qualificazione del Provider di manutenzione civile e Facility

L’importanza di agire con azioni manutentive efficaci, condotte da personale altamente qualificato e di riconosciuta competenza

  • Dicembre 11, 2019
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  • Figura 1 - Una possibile Skill Matrix dell’Ingegnere di Manutenzione Civile e Facility
    Figura 1 - Una possibile Skill Matrix dell’Ingegnere di Manutenzione Civile e Facility

Con la pubblicazione della Legge n° 55 del 14.06.19 (Sblocca Cantieri) è iniziato il meccanismo di revisione dell’apparato normativo che regola i lavori pubblici in Italia.

La riforma del 2016 aveva provato ad introdurre alcune innovazioni interessanti, prima fra tutte la “qualificazione degli enti appaltanti”, ma la cosa non aveva avuto l’esito atteso.

Forse perchè non è ancora chiaro a tutti il significato di “qualificazione”.

Volendo però restringere la vasta dimensione degli appalti pubblici e privati alla sola area della manutenzione civile ( building, infrastrutture, viabilità, patrimonio urbano e territoriale), bisogna dire che l’alibi non regge in quanto il significato di qualificazione è addirittura oggetto di Norme specifiche per la Manutenzione .Norme conosciute dagli addetti ai lavori, ma forse sconosciute a chi legifera o stila protocolli per gare d‘appalto

Manutenzione civile e Facility

Come noto, una Società che si propone come Provider di Manutenzione deve poter garantire un servizio finalizzato alla soddisfazione del Cliente. Deve quindi operare in regime di Qualità Totale

Per gestire un servizio di manutenzione di qualità, occorre darsi precise regole, ovvero operare in trasparenza, dando tracciabilità delle attività realizzate, ma anche permettendo la verifica e la misura del lavoro svolto attraverso opportuni indicatori ( rife Norma EN 15341).

Operare in regime di Qualità Totale implica una gestione per processi, ovvero:

  1. Gestione dei Processi strategici, operativi e di supporto (il cosa e il come gestire la manutenzione).
  2. Gestione dei processi di svluppo competenze (chi deve svolgere le attività, ruoli e responsabilità).

Entrambi i processi possono essere qualificati in quanto esistono due Normative che possono essere utilizzate come guida e riferimento.

La prima è la Norma UNI 11414 sulla qualificazione del servizio di manutenzione (qualificazione dei processi) la seconda è la Norma Europea UNI EN 15628 sulla qualificazione del personale di manutenzione (qualificazione delle competenze)

La Norma UNI 11414 definisce i requisiti fondamentali che una organizzazione deve darsi per essere coerente alle strategie del management ( rife UNI 10224:2007)

Un sistema di manutenzione, oltre al rispetto della legislazione vigente, in particolare in ambito sicurezza salute e ambiente, deve prevedere almeno l’esistenza di:

  • Un budget di manutenzione.
  • Un piano di manutenzione per ciascun bene da manutenere. Nel caso dei lavori civili e immobiliari vale la norma UNI 11257:2007
  • Un sistema informativo di manutenzione per rendere tracciabili le attività svolte.
  • Una formazione e una professionalità adeguata del personale di manutenzione (rif. Norma UNI EN 15628).

La Norma Europea UNI EN 15628 stabilisce i requisiti di competenza, ovvero le conoscenze(sapere) e le abilità ( saper fare) specifiche delle quattro figure chiave del servizio di manutenzione:

  • Responsabile di Manutenzione.
  • Ingegnere di Manutenzione.
  • Supervisor di Manutenzione.
  • Specialista di Manutenzione.

Le competenze così declinate possono essere certificate attraverso protocolli approvati da ACCREDIA.

Qualificazione delle competenze dell’ingegnere della manutenzione civile e Facility

La norma UNI EN 15628 stabilisce che le figure che operano nella "manutenzione civile" sono le stesse di quelle previste per il settore industriale, valgono quindi gli stessi criteri di analisi delle conoscenze e abilità necessarie (gestionali e operative).

Individuati i criteri di riferimento per la descrizione delle competenze che deve possedere il personale che opera nell’ambito della manutenzione civile e facility, è possibile prevedere una specifica formazione professionale, sia tecnica che gestionale, finalizzata alle esigenze del mercato, con particolare attenzione alla qualità, all’economicità, al rispetto della sicurezza e della salute dei lavoratori e dell’ambiente, ovvero verso la sostenibilità.

In figura 1 è riportata una possibile Skill Matrix dell’Ingegnere di Manutenzione Civile, da usare per la realizzazione di un percorso formativo finalizzato al conseguimento della qualificazione professionale.

Certificazione delle competenze dell’ingegnere della manutenzione Civile e Facility

Il possesso della qualificazione, conseguita con la formazione conforme alle indicazioni della Norma UNI EN 15628, ed il possesso di requisiti esperienziali, consente la ammissione agli esami di certificazione, secondo il protocollo di un Ente di Certificazione, approvato da ACCREDIA.

L’esame di certificazione è teorico-pratico ed è condotto da una Commissione di esperti nominati dall’Ente certificante.

Al candidato idoneo viene rilasciato un tesserino nominale che certifica la competenza del titolare secondo tre livelli:

  • Livello 1- Specialista di Manutenzione.
  • Livello 2- Supervisor o Ingegnere di Manutenzione.
  • Livello 3- Responsabile di Manutenzione.

Conclusioni

Siamo tutti testimoni del danno ambientale, territoriale, infrastrutturale e purtroppo di vite umane, causati dalla mancata manutenzione. Diventa irrinunciabile e urgente agire con azioni manutentive efficaci, ma condotte da personale altamente qualificato e di riconosciuta competenza.

Ancora oggi, purtroppo, nulla accade a livello legislativo per fermare, in particolare nei meccanismi di subappalto, i criteri per la valutazione dell’idoneità tecnico-professionale della manodopera, limitandosi ad una mera verifica documentale (vedi art. 89 e all.to 17 del D.lgs. 81/08).

Abbiamo visto che In Manutenzione esistono però precisi criteri per valutare la idoneità di un Provider alla gestione ed esecuzione dei lavori di manutenzione, ed ancor più esistono criteri di certificazione del personale di manutenzione.

È ora quindi che il Legislatore, o l’Ente Appaltante, tenga conto di tali specificità, abbandonando definizioni vaghe per definire la professionalità del personale incaricato dei lavori di manutenzione. Occorre fornire strumenti adeguati a indirizzare il Committente verso una scelta oculata, e a tutelarlo verso le responsabilità penali per l’affidamento di incarichi ad imprese terze, non ben identificate in quanto carenti di qualificazione dei processi e delle competenze del personale.

Il tutto a scapito di un intervento “di qualità”, che rispetti le prestazioni attese, l’ambiente e la sicurezza, oltre alla durabilità delle opere tenute in manutenzione.

Lucio Sanasi,
Certificato livello 3 Cicpnd -Manutenzione Civile, Membro del Comitato Scientifico ASSOEMAN